La Valpolicella è un castello fragile

18 dicembre 2013
[Angelo Peretti]
La doc Valpolicella è un castello fragile. Dichiarazione pesante. Ma non è mica mia. È del leader quasi assoluto della denominazione. Che sta a Soave. Già, la Cantina di Soave controlla il 49% della produzione delle uve valpolicellesi, mica scherzi, e la frase è di Bruno Trentini, direttore generale della mega cooperativa soavese. Alla presentazione dei (floridi) dati di bilancio, il general manager ha voluto evidentemente togliersi qualche sassolino dalla scarpa, perché par di capire che non ci sta a sentire chi accusa la cooperazione di svilire la quotazione dell’Amarone. Ogni riferimento alle Famiglie dell’Amarone è ovviamente voluto, in questo caso.
Trentini sostiene che la Cantina la sua parte la fa “mettendo a riposo solo il 20% delle uve”. Il disciplinare permetterebbe di spingersi molto più in là.
Cito testualmente il disciplinare: “Per la produzione del vino Amarone della Valpolicella si dovrà attuare la cernita delle uve in vigneto, secondo gli usi tradizionali mettendo a riposo un quantitativo di uve non superiore al 65% della produzione massima ad ettaro prevista”. Ripeto: il disciplinare permetterebbe di arrivare al 65%. Che succederebbe all’Amarone se la Cantina di Soave si spingesse fin lì, scavalcando di netto la sua attuale percentuale del 20% di uve messe ad appassire?
Dice poi Trentini che l’area della Valpolicella è una di quelle - riporto la frase come l’ha scritta il quotidiano L’Arena - “che vanno meglio in Italia e questo non è scontato: non vorremo che l'egoismo di pochi provochi il disastro di molti, bisogna evitare estremismi con una gestione della denominazione all'insegna della solidarietà e della condivisione e con controllo delle quantità”. E poi, a suo avviso, alla fin fine è stato il clima che, riducendo la produzione, ha tolto le castagne dal fuoco quest’anno, ma per il futuro serve che la filiera decida cosa fare, perché "la doc Valpolicella è un castello fragile".

2 commenti:

  • Anonimo says:
    18 dicembre 2013 alle ore 18:56

    Quanto detto da Trentini mi sembra onesto: dal '68 la zona di produzione della Doc è cambiata per storicità e tipicità vitivinicola. Alcuni dati sull'espansione della Doc dal 2003 al 2011 (Cciaa-Siquria): Valp. Classica +30,06%, Valp. Doc +479,39%, Valpantena (2003-2009) +95,46%.
    Siamo ancora nel 2013 e mi risulta che in alcune particelle di terreno a 900 mt di altitudine stanno piantando anche adesso (il tempo è denaro). In questi anni si è speculato, ed ora che c'è crisi si continua a farlo. Tutte le Doc hanno declassato, chi la resa per ettaro, chi la quantità da mettere a riposo, ma nessuno mette un limite all'espansione della vigna ormai coltivata in ogni dove, siano questi posti vocati o per niente vocati. Quel che conta nella viticoltura moderna sono il marketing, la tecnologia, e le carte in regola. Il vino sta diventando materia d'avvocati che si combattono a suon di carte bollate. Buon Anno e buon Natale a tutti. Cin Cin! Attilio Romagnoli

  • Angelo Peretti says:
    18 dicembre 2013 alle ore 19:39

    @Attilio. Interessanti riflessioni.

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