[Angelo Peretti]
M'è venuta voglia di liquori all'anice. Perché ho voglia di sole e d'estate, e per me l'anice è uno dei simboli dell'estate. Vai in Francia e ti sembra di vederlo il commissario Maigret che entra in un bistrot e chiede un pastis. Il barista gli versa del liquido giallastro e gli porge una caraffa d’acqua ghiacciata. Il poliziotto ne fa scendere un rivolo gelato nel pastis e subito si forma in superficie una nuvola biancastra. Poi quella sorta di nebbiolina invade tutto il bicchiere. Il liquido assume sembianza quasi lattiginosa. L’aperitivo è pronto, il rito del bevitore di liquore all’anice è compiuto. Si sorseggia la nuvola bianca, la nebbia nel bicchiere.
I liquori all’anice contrassegnano tutto il Mediterraneo. L’ouzo è il
liquore all’anice che vi offrono come aperitivo in Grecia, il raki è
turco, è il rakia è usato perfino per pasteggiare in Egitto, in Spagna
si trova l’anisado. Da bere d’estate. Con acqua e ghiaccio.
Rigorosamente.
Eppure
sembra essersi rarefatto il numero dei seguaci del pastis, dell’anice
secco, e poi dell’anisetta, mistrà, sambuca, anesone triduo, ouzo, raki.
Ma oggi ecco che sembra esserci un forte ritorno d’interesse. Del
resto, i lounge bar delle metropoli multietniche, Parigi come Londra o
New York, hanno ripreso a considerare il gusto d’anice trendy, alla
moda.
L'Italia ha fama di buoni anisati. D'accordo, è piuttosto dolce, ma la Sambuca Molinari con la mosca - col chicco di caffè - appartiene all'iconografia, all'oleografia della ristorazione popolare italiana. Ogni tanto la ordino.
Ripeto: lo scrivo perché ho voglia d'estate. Spero arrivi. Intanto mi preparo acqua e anice. E preparo qualche altra riga sul tema. Pro futuro. È una minaccia.
Angelo,
per non parlare della meravigliosa anisetta Meletti di Ascoli Piceno.Qaundo sono nelle Marche, la sosta nel bar Meletti in piazza del Popolo è tappa obbligatoria.
Giorgione
All'anice italiano dedicherò un pezzo la prossima settimana