Perché certi vini sanno di mare?

11 dicembre 2013
[Angelo Peretti]
Com'è che certi bianchi sanno di mare? Sanno proprio di brezza marina, di acqua salsa, di iodio, di risacca, di alghe e scogliere. In maniera netta e inconfondibile, e ti scavano dentro il ricordo - la nostalgia - di passeggiate mattutine sulla spiaggia umida. Questo intendo quando dico che sanno di mare, che sono marini. Non riesco a capacitarmene. Eppure ne sono assolutamente affascinato.
Ce ne sono due, in particolare, che ogni volta che ho la fortuna di berli mi stupiscono, mi intrigano. Posso dire che li trovo commoventi? Ebbene sì, vini commoventi, e pazienza se qualcuno si burlerà di queste parole.
Il primo è italiano. È ligure. Il Cinqueterre di Forlini Cappellini. Uve di bosco, albarola e vermentino, i ceppi più vecchi con settant'anni sulle spalle. Per me, uno dei più grandi bianchi che si producano in Italia. Ho riassaggiato il 2011 ed è, appunto, assolutamente mare, purissimo mare. Straordinario.
L'altro è francese. Il Coteaux du Vendômois del Domaine de Montrieux. Loira. Uva di chenin blanc. Sa di ricci di mare. Proprio di ricci di mare. Il vigneron è Emile Heredia, seguace della filosofia biodinamica. L'ho incontrato qualche tempo fa e gli ho detto di questa mia impressione. Ha sorriso. Mi ha risposto che non c'entra nulla, ma tra le sue vigne ha rocce che contengono fossili di antichi progenitori dei ricci marini. Ripeto: non c'entra nulla. Ma non è suggestione. La storia dei fossili non la sapevo, e questo vino l'ho sempre trovato fascinosamente marino. Ho appena ribevuto il 2009, e di nuovo, come per il bianco ligure, devo usare l'espressione "straordinario".
Cinqueterre 2011 Forlini Cappellini
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Coteaux du Vendômois 2009 Domaine de Montrieux
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

3 commenti:

  • Daniele Tincati says:
    11 dicembre 2013 alle ore 13:31

    Ho assaggiato i vini di Hereida a Villa Favorita.
    Anche a me sono piaciuti molto.
    Mi ha particolarmente colpito,il suo Pineau D'Aunis, da vecchie viti, profondo ma beverino.
    Trovarli più spesso in giro non sarebbe male.

  • Edanpink says:
    11 dicembre 2013 alle ore 23:02

    Giusto Sabato scorso mi imbattevo con lo stesso commento in un vino che tu definiresti 'di mare': Chateau Pierre-Bise, Savennieres, Clos le Grand Beaupréau.
    Sapeva proprio di mare pure Lui! Sono sempre sensazioni abbastanza sconvolgenti concordo.
    D

  • Unknown says:
    18 dicembre 2013 alle ore 11:53

    Alfonso Stefano Gurrera
    ho condotto la settimana scorsa una degustazione all'ONAV di Enna per presentare alcuni vini dell'Etna dell'Azienda Alcantàra. Tra questi mi ha intrigato il bianco Igt Occhi di ciumi che in dialetto siciliano vuol dire occhi di fiume. E' un blend di caricante e grecanico. Elegante pulito schietto ma la prerogativa è stata l sua salinità. Mi ha ricordato le alghe marine scure della scogliera di Ognina e che a Catania chiamiamo mauro. Molti la usano come vera e propria insalata a contorno dei piatti estivi di pesce. Più che la sua salinità mi ha colpito la sua carica iodata che molti scorgono, quando seduti sugli scogli, si godono lo sbattere schiumoso del mare sulle scogliere laviche. Una bella esperienza questo vino

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