Cosa racconta un rosso gardesano del ‘90

6 gennaio 2014
[Angelo Peretti]
Ci sono certi vini che incontrarli è come vedere un mistero che si disvela. Per esempio, il Rosso di Corte del ’90 di Corte Gardoni, il domaine che Gianni Piccoli ha fondato a Valeggio sul Mincio, a sud del Garda. Dico il nome francese – domaine – perché filo transalpina è la sua cultura enoica. Poi, questo è un taglio bordolese, e dunque anche le uve sono franzose. Ma è assolutamente, totalmente, inequivocabilmente (ci vuole ‘sta serie di avverbi, ci vuole) un rosso gardesano. Perché se non vedi dall’etichetta che ha tutti quegli anni, dici che è uno di quei rossi giovani, scattanti, nervosi, leggeri che fanno da queste parti. E invece, ecco qui, è in bottiglia da un sacco d’anni, eppure non tradisce il minimo cenno dell’età, nemmeno nel colore, che resta integro, rubino brillante. Chapeau, monsieur Piccoli.
Ma è solo il suo reggere il tempo che mi entusiasma di questo rosso da taglio bordolese fatto sulle morene valeggiane? Nossignori. È piuttosto il suo sapersi fare riferimento. Intendo riferimento di quel che potrebb’essere questa “mia” terra e ancora interamente non è. Terra vocata non a far vini concentrati e pieni e polputi – non lo è per nulla -, bensì a cercar l’eleganza, che assai raramente si regge sull’alcol, sul tannino, sulla concentrazione. E non m’importa nulla che si tratti, in questo caso, d’un taglio bordolese. Dico che qui, questo stato di grazia, è possibile arrivarci anche con la sola corvina. Piuttosto, è interessante sapere che il vino ha fatto un po’ di legno – che non s’avverte – e poi tanta bottiglia. Ecco, credo che il legno, in questo caso dei rossi gardesani, possa aiutare. Mica ad insaporire. Semmai a meglio esprimere le terre del luogo. Un po’ come là in Borgogna, o a Bordeaux, dove il legno c’è sempre, ma è bene che non se ne trovi memoria dentro al calice, se davvero il vino è degno di rappresentare il terroir.
Ecco, vini così, come questo Rosso di Corte del ’90, fanno pensare. Pardon: dovrebbero far pensare. Spero ci si pensi.

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