Bollicine? La Ferrari non la pensa come Zanella

7 giugno 2012
[Angelo Peretti]
Mai più bollicine: ricordate il diktat di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio di tutela del Franciacorta, nonché patron di Cà del Bosco? Via quell'orrida parola - bollicina -, "abusata, obsoleta e senza futuro", a suo dire virgolettato. Be', mi pare che non tutti i produttori di vini con le bolle la pensino come lui. Soprattutto non la pensano alcuni suoi temibilissimi bi-concorrenti, ossia i Lunelli della maison Ferrari di Trento. Bi-concorrenti prima perché il Trento doc è concorrente bollicinoso del Franciacorta docg, e i Lunelli fanno Trento doc e poi anche perché, inutile negarlo, la triade Ferrari, Cà del Bosco, Bellavista si spartisce un bel po' (ma proprio un bel po' tanto) del mercato delle bolle italiane.
Sinceramente non ci avevo ancora fatto caso, e ho dovuto leggere su un treno Fracciarossa il Corriere del Mezzogiorno per rendermene conto, ma il fatto è che le cantine Ferrari hanno da tempo varato un format d'accoglienza diffuso in giro per l'Italia che si chiama - guarda guarda - Spazio Bollicine. Sissignori, proprio Spazio Bollicine. L'odiata parola di Zanella per i Lunelli è addirittura un brand per avvicinare la gente ai vini bollicinosi.
L'ho scoperto, dicevo, da un articolo partenopeo perché a Napoli monta qualche polemica per il fatto che in piazza dei Martiri è stato chiuso il gazebo del Gran Caffè La Caffettiera, votato al rito dell'aperitivo, dove c'era, appunto, il Ferrari Lounge Spazio Bollicine, e il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato al proposito Matteo Lunelli, che ha espresso "tantissimo dispiacere" per lo stop al gazebo dell'happy hour, dicendosi convinto che "si arriverà in una soluzione in tempi brevi". Auguri, ma non è questo il motivo del mio intervento.
Il motivo è che mi par proprio di capire che alla Ferrari di rinunciare alla parola bollicine proprio non ci pensano, checché ne dica Zanella. E sul sito aziendale gli Spazi Bollicine vengono presentati così: "Ferrari Spazio Bollicine è il loro nome, dicono che lì le bollicine più amate dagli italiani sono protagoniste e che l’ambiente è votato alla raffinatezza. E si propongono nei luoghi simbolo del turismo d’élite o d’affari. Il che vuol dire che i Ferrari Spazio Bollicine potete trovarli in una delle capitali mondane delle Alpi qual è Madonna di Campiglio, meglio conosciuta come la Perla delle Dolomiti, in uno dei ritrovi più noti e meglio frequentati della Versilia quale il Twiga di Marina di Pietrasanta, in un monumento alberghiero come il Diana di Milano, in locali che più esclusivi non si può come il Sole che s’affaccia sulla piazzetta di Porto Cervo o il Gran Caffè la Caffettiera, uno dei locali storici partenopei". Altroché.
Posso, per una volta, pensar male? Sarà mica (anche) perché la usano i trentini che in Franciacorta c'è chi non vuol più sentire la parola bollicine?

6 commenti:

  • Anonimo says:
    7 giugno 2012 alle ore 11:54

    Come disse qualcuno a pensar male si fa peccato ma spesso ci s'azzecca....
    Più banalmente penso che la ragione risieda nel fatto che in Franciacorta l'intenzione sia quella di nominare ogni singolo vino (Franciacorta, Classese, Trentodoc e/o Talento) con il proprio nome piuttosto che con uno generico che li raggruppi tutti (visto che dopo anni di innumerevoli discussioni non si è arrivati a nessun accordo).
    Posso buttare giù una modestissima proposta? Invece che discutere su come si debba chiamare questa tipologia di vino, perchè non incoraggiamo una maggiore conoscenza tra Metodo Classico e Charmat, tra le differenze delle varie zone vocate di produzione (Brescia, Pavia, Trento, Bolzano, Langhe) e su come si debbano bere 'sti benedetti vini (non riesco nemmeno più ad immaginare come si faccia a bere un brut sulla torta tradizionale.....)?
    Antonio Grimaldi

  • Remo Pàntano says:
    8 giugno 2012 alle ore 10:46

    ...sicuramente, possiamo dire che il presidente del "Franciacorta" uno scopo l'ha raggiunto: far parlare della sue "bollicine",ops, pardon,del suo Franciacorta!
    E a questo punto mi corre il pensiero al nostro Oltrepò Pavese, cosa saranno mai le dorate "perle" del docg metodo classico locale o le rosee catenelle del Cruasè, addirittura nella versione spinta del Saignée, come le dovremo chiamare correttamente?
    Prosit
    il gustologo

  • Anonimo says:
    8 giugno 2012 alle ore 13:59

    Ovviamente ognuno è libero di utilizzare i termini che desidera e il presidente Zanella talvolta rilascia dichiarazioni estreme, che possono risultare un po' antipatiche ma , a mio parere, è sintomatico quanto scrive il sig. Grimaldi ove cita quattro termini dove solo uno risulta essere quello di una denominazione, e forse questo grazie all'ostinata strategia comunicativa del Presidente e del Consorzio. Per quanto riguarda la triade che si spartisce il mercato delle bolle, non so se volutamente o meno è stato omesso il nome dell'azienda che ha dato inizio al fenomeno Franciacorta e che sta tornando ad essere, se già non lo è , il più grande produttore di Franciacorta Docg : Guido Berlucchi.
    Con cordialità.
    Giovanni Palazzi.

  • Anonimo says:
    18 giugno 2012 alle ore 12:29

    Posso dire una cosa? In occasione dell'ultima giornata di "cantine aperte" ho visitato con piacere la cantina Ferrari della famiglia Lunelli, a Trento. Non sono un esperto di vini nè, tantomeno, un grande visitatore di cantine (l'unica altra mia visita in cantina è stata alcuni anni fa alle cantine Berlucchi), in ogni caso ciò di cui vi vorrei renedere partecipi è la mia grande sorpresa al sentir dire (all'inizio della visita e da parte della responsabile comunicazione della notissima azienda trentina) che loro sono "produttori di champagne, che, per legge, non possono dire di esserlo"!! Altro che bollicine! Qui si fa nientepopodimeno che CHAMPAGHE!!! Cosa ne pensate, caro Peretti e amici? Ciao

  • Angelo Peretti says:
    18 giugno 2012 alle ore 12:41

    Mah, onestamente mi pare difficile pensare che alla Ferrari possano fare un'affermazione del genere. Temo ci sia stato un fraintedimento di fondo, se il racconto corrisponde ai suoi ricordi. Piuttosto, riterrei possibile che in una casa spumantistica, rivolgendosi a visitatori non esperti, dicano che fanno da sempre metodo champenoise, ossia lo stesso dello Champagne, solo che non possono dire di farlo per una norma che riserva tale dizione alla Francia: sarebbe la stessa cosa, assolutamente vera, che direi anch'io ad un pubblico generalista qualora dovessi parlare di metodo classico.

  • Anonimo says:
    18 giugno 2012 alle ore 15:47

    Purtroppo devo confermare quanto sostenuto in precedenza: la frase pronunciata dalla nostra guida suonava in questi termini "Noi produciamo champagne, ma non possiamo affermarlo ufficialmente per questioni di carattere legale". Dopodichè ci è stata raccontata la storia del fondatore dell'azienda agricola (con particolare riguardo per i suoi anni di studio e lavoro in Francia, culminati nell'attività di enologo, proprio nella regione dello Champagne... Che poi i visitatori potessero essere persone esperte o meno, questo il nostro cicerone (per la verità era una signora, non un uomo) non poteva saperlo... Concedetemi di pensare che l'affermazione fosse un poco azzardata e poco diplomatica per una casa di grandi tradizioni, come certamente è la Ferrari di Trento!

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