[Angelo Peretti]
Lo so, lo so che a Franco Ziliani gli si accappona la pelle quando sente la parola "spumante", ma mi perdonerà, spero, se la riprendo dal titolo di un articolo che ho letto sul numero di novembre de L'Enologo, l'house organ di Assoenologi. Titolo: "Il mercato mondiale dello spumante è in decisa crescita e offre interessanti prospettive". Lo firma Susanne Stauss. Dice che chi si occupa di produzione e di vendita di bollicine ha il grattacapo dell'aumento delle materie prime, ma nel contempo il consumatore cerca "prodotti di qualità superiore". E dunque la crescita è lì che aspetta, nel mondo. "I produttori di vini spumanti - si legge - possono ritenersi soddisfatti: sia la crescente richiesta d'acquisto come pure lo sviluppo delle vendite in nuovi mercati incrementeranno in futuro le loro prospettive di vendita, senza dover competere con altre bevande alcoliche": è quel che emergerebbe da un sondaggio realizzato in diciassette Paesi e pubblicato da una società londinese che si occupa di ricerche di mercato, la Tns. Insomma, nell'analisi si "ipotizza per questa tipologia una crescita dal 5,1% al 7,8% sul mercato dei prodotti classici". Ma non si dice in quanto tempo.
Sono andato allora a cercare il report della Tns, o almeno la sua sintesi, su internet, e l'ho trovato. "Glittering future for Champagne and sparkling wines" titola l'intervento che si legge sul sito della Tns. Non si dice neanche lì l'arco temporale delle previsioni, né viene fornita una ripartizione nella tendenza del metodo classico,
dello charmat e del semplice frizzante (sparkling è sparkling), ma vi si precisa che l'indagine ha interessato 39mila consumatori e che la performance attesa per le bollicine deriva dalla maggior attitudine alla spesa in questa tipologia di prodotto da parte degli attuali bevitori e in un parallelo incremento del numero degli acquirenti nei nuovi mercati. In particolare, non è detto che chi beve alcolici pensi di berne di più: è più probabile invece che decida di bere bollicine con maggior regolarità. Il freno semmai è il prezzo, insieme al fatto che le bolle si bevono in genere principalmente nelle "special occasion". Ma a livello globale la gente pensa che gli spumanti abbiano "un sapore migliore" degli altri e che diano "maggior soddisfazione". La leva psicologica, insomma, mi pare proprio che sia importante, se devo prestar fede alla ricerca. E allora - come leggo - bisogna far passare l'idea che la bollicina "è una bevanda per celebrare la vita, piuttosto che per un'occasione speciale".
Che la domanda mondiale di questi vini sia in crescita l'avevo gia' scritto e riscritto piu' volte, i dati si riferiscono a tutto il mondo, a ogni continente, a tutti gli stati, cioe' e' generale. Chi non riesce dunque a vendere i suoi vini rifermentati deve rivedere le proprie politiche produttive e commerciali, la propria mentalita' organizzativa ed imprenditoriale, forse anche gli organi consortili di cui fa parte. Gli altri vendono a tutta birra eppure non e' che abbiano piu' santi in paradiso dei nostri...
Hai ragione, Mario, hai ragione.