Ma Gaja ha ragione sui prezzi?

4 febbraio 2013
[Angelo Peretti]
Di tanto in tanto, attento com'è sempre stato all'evoluzione della comunicazione del vino, Angelo Gaja invia un suo intervento a una manciata di blog e di web magazine. Di recente ne ha mandato uno che nell'originale, che ho ricevuto anch'io, era titolato "Vinum nostrum" e che qui e là è apparso sul web sotto questo e vari altri titoli. Per esempio, un paio di giorni fa l'ha pubblicato anche il Doctor Wine di Daniele Cernilli titolandolo "Uno sguardo al 2013". Titolo corretto, perché in effetto quel suo scritto Gaja lo cominciava così: "C’è penuria di vino nelle cantine italiane dopo anni di bassa produzione d’uva a causa del ripetersi di condizioni climatiche sfavorevoli, per eccesso di calore e di siccità nei mesi estivi. Cosa potrebbe accadere nel 2013 per il vino italiano?"
Ecco, cosa preveda uno dei più famosi produttori italiani (il più famoso?) per l'anno in corso, be', è una lettura di grand'interesse. Ma qui non voglio riportare tutto quel che dice, lasciando ciascuno libero d'andare a vedere il testo completo su uno dei vari blog che l'hanno già pubblicato. Mi soffermo soltanto sulla prima delle previsioni di Gaja. Quella in cui dice che potrebbe succedere "che a giugno non ci sia più vino, che le cantine che vendono a meno di due euro al litro (soglia di prezzo che vale per più dell’ottanta per cento del vino italiano) non ne abbiano più da offrire. Un contributo in tal senso lo daranno anche gli imbottigliatori previdenti che ne avranno fatto scorta per non rimanere a secco nei mesi successivi. Tutto ciò avverrà all’insegna del 'mai successo prima'. Sarà panico per i prezzi delle uve della vendemmia 2013 che si temeranno in forte rialzo".
Ecco, io non sono nessuno, e dunque esprimere il mio assenso o il mio dissenso rispetto a quanto ipotizza Gaja lascia il tempo che trova. Tuttavia, questa volta, su questa specifica previsione, mi sento d'avanzare qualche dubbio. Nel senso che, sì, pare effettivamente - pare - che le giacenze vinicole a livello mondiale si siano ridotte, e che dunque di vino da "far fuori" ce ne sia molto meno. Ma di qui a poter sostenere che questo porterà ineluttabilmente a un aumento della materia prima - dell'uva - e magari dello stesso vino, be', suppongo che ce ne passi. Perché i prezzi si formano - dovrebbero formarsi - dall'incrocio fra la domanda e l'offerta. Ammetto che venga spontaneo dire che se l'offerta di vino è in calo, allora i prezzi cresceranno, a partire dall'uva. Ma questo presuppone che la domanda di vino sia stabile o in crescita. E se invece così non fosse? Se l'offerta si riducesse senza un'espansione della domanda? In quel caso i prezzi non salirebbero, anzi.
Ecco, io credo che occorra fare i conti prima di tutto con il contesto economico. Aspettarsi una nuova fase espansiva della domanda di vino vuol dire essere ottimisti in merito a una possibile ripresa economica a livello globale. Insomma: si potrà vendere più vino - o se ne potrà vendere almeno quanto oggi - se il reddito disponibile delle famiglie crescerà - o quanto meno resterà stabile. Purtroppo, non ne sono così convinto e i segnali non mi sembrano incoraggianti, a partire dall'Italia e dall'Europa in genere, salvo qualche felice eccezione. Vedremo, dunque.
Ecco, mi perdoni chi mi legge se ho osato contraddire Angelo Gaja. Spero che lui non se ne offenda: tra Angeli mi auguro sia tollerato.

5 commenti:

  • Anonimo says:
    4 febbraio 2013 alle ore 10:16

    oltre a questo non sappiamo nulla sulla consistenza dell'offerta nel 2013. I due maggiori produttori, Italia e Francia, nel 2012 hanno prodotto molto poco per motivi climatici, ma non è affatto detto che tale situazione si ripeta, potremmo anzi avere un'annata di relativa abbondanza, quindi per fare previsioni sui prezzi a vendemmia ci vorrebbero facoltà divinatorie. Non escludo però che Gaja le abbia.

  • Angelo Peretti says:
    4 febbraio 2013 alle ore 10:23

    Perfetto, Maurizio: chi ha detto che il 2013 non possa essere iperproduttivo? Di qui a fine anno abbiamo di mezzo due vendemmie nei due diversi emisferi. E io non ho neppure tutte queste certezze sui dati della stessa vendemmia 2012: aspetteri le rendicontazioni ufficiali, perché non vorrei escludere sorprese rispetto alle stime. Qualche sorpresa la sto già verificando.

  • Stefano Menti says:
    4 febbraio 2013 alle ore 10:53

    Io infatti, nonostante un calo del 44% di produzione nell'annata 2012, ho pensato di aumentare alcuni vini del 5% e gli altri del 10%. Se poi 2013 e 2014 saranno due annate normali, con questo aumento rientreremo della perdita 2012.

    Il tutto senza sconvolgere ne compratori ne consumi.

  • Massimo Cappi says:
    4 febbraio 2013 alle ore 15:39

    Io in linea di massima sono d'accordo con te Angelo e il tuo ragionamento non fa una piega... se non fosse per chi è stato a fare questa previsione e quanto si sia prodigato, come tu hai fatto notare, per divulgare la notizia… e faccio un'altra considerazione.
    Angelo Gaja è, suppongo, uno di quei personaggi che nel mondo del vino in Italia (e non solo) conta e lo dimostra il fatto che appena parla tutti sono pronti a dargli voce (vedi anche l’ultima affermazione sui vini naturali).
    Parto da un aneddoto raccontatomi ultimamente da un produttore Friulano conosciuto ad una degustazione che mi diceva che il decreto prefettizio con il quale si decide che sarà un periodo siccitoso, e quindi a causa di ciò sarà consentito irrigare, esce a Febbraio quando è difficilmente prevedibile sapere cosa succederà, e questo succede sempre da almeno dieci anni a questa parte.
    Lo vediamo anche nel mondo industriale e/o politico, quando qualcuno di “grosso” dice che secondo lui succederà una certa cosa guarda caso dopo poco lo stesso personaggio fa un’azione che andrà in quella direzione provocando ciò che aveva predetto (lo so sono vago ma non voglio fare nomi…)
    Vengo al punto e dico che magari non avrà il potere della preveggenza ma se Gaja dice che il costo del vino è destinato a crescere io dico che crescerà, magari non perché l’annata sarà particolarmente poco produttiva, magari non ci sarà nessun panico, magari solo di poco ma crescerà.
    E se sei nessuno tu Angelo, figurati io :)).

  • Mario Crosta says:
    4 febbraio 2013 alle ore 15:53

    Massimo ha ragione. Ma mi ha fatto molto riflettere Stefano. Forse sull'aumento del prezzo del vino influira' maggiormente l'obbligo del pagamento a 60 giorni che non l'andamento vendemmiale. La natura ci ha abituato ad alti e bassi da sempre, cioe' ad un andamento normalissimo, invece i governi fin qui succeduti ci hanno sempre e soltanto abituato a stringere la cinghia e a chinare la testa e il fatto di sopportarli ancora non e' normale per niente.

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