[Angelo Peretti]
Tre anni fa, recensendo sul wine blog di Luciano Pignataro il Vino della Stella 2009 targato Joaquin, allora appena uscito, Angelo Di Costanzo chiudeva il suo intervento chiedendosi: "Possibile che esista una terza via che si divincoli dalle acidità marcate o svolti drasticamente dalle morbide curve dell’obesità californiana?" Perché quello gli pareva un bianco - è un Fiano di Avellino - che di sé offriva "una immagine diversa dalle rincorse alle mineralità alsaziane o dalle sfaccettature tropicali di certi fiano cotti dal sole".
Bene, quel vino, il Fiano 2009 di Joaquin, io l'ho bevuto adesso, a Identità Golose, a Milano, tre anni dopo la recensione comparsa sul blog di Luciano. E mi ha spiazzato. Già, perché in genere a me del Fiano piacciono proprio le mineralità alpine (non propriamente alsaziane) che sa sfoggiare, e il suo essere bianco teso, affilato, a tratti perfino tagliente, epperò fruttato di frutti succosi. Ecco, questo Vino della Stella è diverso già nella concezione. Viene infatti da uve - raccolte a Lapio, grand cru del fiano irpino - portate in surmaturazione e fa venti giorni di macerazione e si vede e si sente, ché ha colore - oggi - giallo che tende al dorato e polpa robusta e densa, polpa di frutto macerato. Ma ha pure spezia dolce e fiore essiccato ed è asciutto e pietroso e il finale diresti che è quasi tannico ed ha bella lunghezza.
Come lo definirei? Be', che sia spiazzante l'ho già detto. Direi che è fuori standard, che è un oustsider. E che forse davvero cerca una terza via, oggi solitaria, ma intrigante.
A proposito: c'è in giro ancora il 2009 perché il 2010 e il 2011 non sono stati fatti.
Fiano di Avellino Vino della Stella 2009 Joaquin
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Yummi, Yummi direbbero gli amerrecani... :-)