[Angelo Peretti]
Ho letto qualche giorno fa su Slowine, il blog vinoso di Slow Food, che devo segnalare come sempre più interessante e che invito a leggere assiduamente, un intervento di Fabio Giavedoni con questo titolo: "Andare alla Lidl aiuta a capire ciò che succede in Valpolicella (e a Barolo)". Fabio scrive che sugli scaffali della Lidl ha scovato un Amarone valpolicellese a 12,99 euro e un Barolo a 9,99. Prezzi che lui ritiene troppo bassi per vini di simile blasone e ambizione (e costo e fatica, ovvio). E finisce per chiedersi: "Se in Valpolicella il problema dei prezzi troppo bassi per i vini di pregio è piuttosto sentito che dire allora di quello che succede in Langa?" Bella domanda.
Ho tentato di replicare direttamente sul blog ma - com'è, come non è - non sono riuscito a caricare il commento, e dunque replico indirettamente qui a casa mia. E dico questo: in linea puramente mercantile, no, 12,99 euro non è poco per una bottiglia di Amarone "primo prezzo", quello "da battaglia" insomma. L'evidenza è questa: un litro di Amarone all'ingrosso - quotazione della Borsa Merci di Verona, consultabile sul sito internet della Camera di Commercio - viaggia fra 8,50 e 9 euro. Al litro, ripeto. Mettiamoci pure il vetro, l'etichetta, il tappo, il ricarico del rivenditore, ma con questo prezzo di partenza vendere la bottiglia da tre quarti di litro a 12,99 euro non è poco: i margini reddituali ci sono eccome. Di fatto, significa vendere al dettaglio a 17,32 euro al litro, contro una quotazione all'ingrosso della metà o giù di lì: chi è che oggi è in grado di garantire un valore aggiunto altrettanto rilevante?
Dico questo sotto il profilo strettamente tecnico, economico o forse anche economicistico. Certamente, la dignità di un vino "grande" farebbe pensare ad altre quotazioni. Capisco. E comprendo perfettamente le preoccupazioni di Fabio Giavedoni e di tanti produttori valpolicellisti. Posso anche condividerle. Ma non dobbiamo neppure dimenticare che attualmente il livello di reddito fondiario garantito da un pezzo di vigna in Valpolicella è comunque il più alto d'Italia. Attualmente, anche con questi prezzi.
Se durerà? Non lo so: mica ho la sfera di cristallo.
Posso essere d'accordo, ma... Nella mia - e forse non solo mia - percezione di consumatrice, qualcosa é grande, e giustifica un prezzo elevato, solo quando é anche rara. E i valpolicellesi stanno facendo del loro meglio (e del loro peggio) per renderlo comune e abbordabile come il latte.
Quindi un Amarone a 12.99 ci sta tutto. Poi, ovviamente, sapendo come vengono fatti questi vini "da battaglia" o da primo prezzo che dir si voglia, lo comprerei solo se conoscessi chi lo produce...
è BUONO!
mi servono 200 bottiglie a 12,99€ dove le trovo??
Bravo Angelo. Le vie del mercato sono infinite più di quelle dell'immagine. E i soldi servono a tutti in questi tempi di deflazione. Per me Lidl non è affatto una novità da quando ho iniziato a frequentarlo e ricordo che molti si rifiutavano pure di andarci, perchè troppo economico. Ho scoperto così un'ottimo cava, parlo di una decina d'anni fa. Analogo discorso vale per le supervendite autunnali nella grande distribuzione: ben vengano se chi vende deve vuotare le cantine e racimolare liquidi e chi compra vuole farsi una cantinetta annuale da qualche centinaia di bottiglie
Qualcuno ha detto qualche anno fa che chi è senza peccato può scagliare la prima pietra. Per intenderci, sarebbe utile andare a vedere dove vengono prodotte tutte le bottiglie di Amarone in circolazione e dove verranno venduti tutti gli altri milioni di bottiglie che a breve entreranno in circolazione, inflazionando così il mercato. Vuoi vedere che l'aumento dell'offerta causa una diminuzione del prezzo?
Per quanto riguarda la GDO, dovremmo guardare di più cosa succede nel resto d'Europa, dove nei grandi magazzini si trovano bottiglie da capogiro, senza che nessuno se ne lamenti. Poi la bravura dei buyer sta nello scovare vini piacevoli a basso prezzo e non bisogna stupirsi se sanno fare bene il loro mestiere.
Mario Plazio
@Sebastiano. Credo che la formula delle Foire aux Vins presente da anni nella gdo francese sia semplicemente perfetta, e tra 'altro gestita in maniera serissima, con tanto di numero monografico della Revue du Vin de France. Mi domando perché la gdo italiana non riesca a fare sistema alla stessa maniera di quella francese per il settore del vino.
@Mario. Condivido assolutamente. Abbiamo troppi preconcetti verso la gdo. Ma parimenti non vedo la gdo italiana pronta a supportare efficacemente la filiera del vino, come invece accade - con profitto per tutti, gdo, produttori e consumatori - all'estero.