Vi va di accettare la variabilità?

24 giugno 2013
[Angelo Peretti]
La questione è se siate (siamo) disponibili ad accettare l'idea di variabilità. Nel vino, intendo. Sta soprattutto qui il nodo del dibattito attorno alle tappature: sughero, sintetico, vite. Mi spiego: se prendo una cassa da sei bottiglie di un vino chiuso col sughero (e più ancora col tappo sintetico) e intendo non berle subito, dopo un po' di tempo - non necessariamente lunghi anni - è molto probabile che mi trovi ad avere in cantina sei bottiglie diverse una dall'altra. Magari le differenze non saranno percepite dai più, ma chi ha un palato allenato le avverte. Con la capsula a vite è invece probabile il contrario, ossia che dopo un tot di tempo le sei bottiglie siano ancora tutte uguali.
Preferite (preferiamo) la variabilità o la continuità? Io non ho dubbi: preferisco la continuità che mi garantisce la capsula a vite.
Ora ecco un didascalico episodietto finale.
Ambientazione: una delle tante manifestazioni vinicole italiane.
Protagonisti: un impettito sommelier al banco di mescita ed io.
Io: "Questo vino ha problemi di tappo" (quel vino lo conosco bene).
Il sommelier assaggia e dice: "Non sento odore di tappo".
Io: "Non parlo di odore di tappo. Può aprire un'altra bottiglia?"
Il sommelier fa la finta di non aver capito e continua imperterrito a versare.
Vado.
Dopo un po' intravedo che ha aperto una nuova bottiglia. Vado là col bicchiere. Il vino è diversissimo, tal quale me lo ricordavo da precedenti assaggi.
Io: "Questo va bene".
Il sommelier: "Effettivamente pare diverso".
Cari bevitori e cari produttori, vi va di accettare la variabilità?

11 commenti:

  • armin says:
    24 giugno 2013 alle ore 09:14

    certo che mi piace la variabilità.
    soprattutto in occasioni per niente importanti come degustazioni con pezzi grossi di importatori o giornalisti opinion leader... ;-)

  • Stefano Menti says:
    24 giugno 2013 alle ore 12:41

    Per forturna il sommelir ha alla fine riconosciuto la differenza nel vino.

    Proprio ieri ero a pranzo con un importatore di vini italiani nei Caraibi. Mi diceva che è una dura lotta con i francesi, sempre più bravi nel marketing e nell'essere presenti.
    Molti vini d.o.c. e d.o.c.g. italiani sono di qualità mediocre mentre il peggiore a.o.c. francese è comunque dignitoso.
    Molti i problemi col tappo sintetico o di sughero per gli italiani, mentri capsula a vite per i francesi bianchi, rosè e ROSSI di pronta beva.

    Sabato invece ero a cena con un collega della Valpolicella, che si è visto la prima annata da lui prodotta ovvero la 2010, rovinata per colpa del tappo in sughero.

  • Angelo Peretti says:
    24 giugno 2013 alle ore 12:49

    @Armin. Esatto. Eppure nonostante questo la quasi totalità dei tuoi colleghi produttori continua a considerare accettabile il rischio della variabilità. Mi pare che tu non sia per niente scontento, invece, della tua scelta di passare alla capsula a vite.

  • Angelo Peretti says:
    24 giugno 2013 alle ore 12:50

    @Stefano. Non è purtroppo così raro trovare interi lotti rovinati da effetti generati dal tappo. Eppure... Eppure vedi la replica che ho dato qui sopra ad Armin.

  • Fabio says:
    25 giugno 2013 alle ore 15:26

    Caro Angelo,
    siamo rimasti molto colpiti dal tuo intervento perché tocca una problematica fondamentale nel discorso generale delle chiusure per vino, anzi forse "la" problematica. Hai colto senza dubbio un punto poco visibile, ovvero il ruolo del tappo nell'evoluzione del vino in bottiglia. Quello che però non ci convince è la conclusione, ovvero il fatto che l'unico tappo a non prevedere variabilità sia quello a vite.
    La Nomacorc, leader mondiale delle chiusure sintetiche, produce tappi co-estrusi a differenti gradi di permeabilità di ossigeno con la linea Select Series. Scelti da numerosi produttori, in Italia e all'estero (dove il fattore emotivo e tradizionale legato al sughero conta meno), proprio perché oltre a non dare sentore di tappo al vino permettono di garantire omogeneità nelle prestazioni di chiusura, contenendo l'incidenza del tappo sulla variabilità.
    Lo studio che ha portato a Select Series (dalla quale è appena nato Select Bio, il primo tappo per vino a zero emissioni di CO2) è partito proprio dalla tua stessa presa d'atto che numerosi vini vengono "rovinati" dalla chiusura, non soltanto per il sentore di tappo o le contaminazioni ma per eccessi di riduzione o ossidazione.
    Ci piacerebbe poter approfondire con te gli studi e le procedure che certificano la costanza del passaggio di ossigeno dei tappi Select Series, se lo ritieni opportuno, magari anche con un incontro oppure con l'invio di materiali.
    In attesa di un riscontro salutiamo cordialmente e ringraziamo te e tutti i lettori.

    Wine Dreamers - Ufficio stampa Nomacorc Italia

  • Angelo Peretti says:
    25 giugno 2013 alle ore 15:29

    Assolutamente disponibile ad approfondire: fissiamo luogo, data e ora.

  • Fabio says:
    25 giugno 2013 alle ore 16:42

    Grazie per la disponibilità, ci sentiamo via mail per organizzare la cosa così non tediamo i lettori del post che vogliono commentare.

  • armin says:
    27 giugno 2013 alle ore 14:54

    @angelo:
    io dal punto di vista dell'utilizzo sono molto contento della scelta e nel mio blog ho ne ho parlato raccontando anche però dei possibili problemi che si possono avere ma che alla fine sono niente in confronto a quelli evitati.

    dal punto di vista commerciale è una lotta continua (contro le pale dei mulini?). la stelvin (anche la guala) dovrebbero pagarmi una pensione per quello che faccio (alle presentazioni, sui blog, su fb) per aprire le menti alle chiusure alternative.

    e poi sentire sempre la solita: "tutti i vini importanti hanno in ogni caso bisogno dell'ossigeno per maturare... andrà bene per i bianchi."
    peccato che la nomacorc con le sue immense capacità di ricerca e di divulgazione non aiuti a smentire questa leggenda metropolitana.
    invece si adegua producendo e promuovendo un concetto di apporto di ossigeno consolidando queste opinioni solo in parte semmai confermate da ricerche scientifiche.

  • Unknown says:
    30 giugno 2013 alle ore 16:20

    Bisognerebbe capire se quante, delle 6 bottiglie chiuse col sughero, sarebbero meglio della 7a, chiusa con un tappo alternativo. Se sono 3, potrebbe valere la pena di rischiare, se è una sola, anche no.

  • Angelo Peretti says:
    30 giugno 2013 alle ore 17:47

    Il vero problema sarebbe se nessuna delle sei fosse meglio della settima.

  • Anonimo says:
    26 settembre 2013 alle ore 17:14

    Buonasera Angelo,
    scrivo di nuovo qui perché probabilmente sono andati persi i messaggi che le ho inviato via mail per fissare luogo e data di un approfondimento sui tappi sintetici prodotti dalla Nomacorc. Nel caso in cui non avesse disponibilità nelle prossime settimane le proporrei, se la fiera è di suo interesse, il SIMEI di Milano. Quando ha tempo mi faccia sapere, la mia mail è f.ciarla@winedreamers.it

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