Ma i ristoratori leggono le etichette?

15 maggio 2013
[Angelo Peretti]
Mai generalizzare, d'accordo. Però mi capita abbastanza spesso, nei ristoranti, di sfogliare carte dei vini zeppe di errori. Eppure non credo che sia così difficile leggere un'etichetta su una bottiglia e riportare sulla carta "esattamente" quello che c'è scritto sopra. Oltretutto, di vini se ne tengono sempre meno (eh, il magazzino costa!) e i ricarichi non sono poi così piccola cosa (ergo, io cliente posso almeno pretendere che il vino sia citato correttamente). Invece no, si va a naso, talvolta con risultati che destano ilarità, altre volte mettendo in imbarazzo l'avventore. Per esempio, un briciolo d'imbarazzo me l'ha procurato la carta di un noto ristorante qualche sera fa.
È andata così.
Scelgo, per aprire la cena, un piatto a base di foie gras, e quindi vorrei accostarci un vino dolce, ma non troppo alcolico, per poter poi magari passare a qualcosa di più strutturato: un Riesling Spätlese andrebbe benissimo. Sfoglio la carta e vedo che nella sezione dei bianchi ci sono cinque tedeschi: uno è un Kabinett e ben quattro sono Spätlese, e un paio anche di buoni produttori. "Ci siamo!" mi dico, preso dall'entusiasmo. Poi, memore di altre precedenti sorprese in altri locali, mi viene il dubbio e chiedo: "Ma questi sono proprio Spätlese, vero?" e quando vedo balenare un che di perplessità nell'occhio del cameriere, aggiungo, cercando di essere il più didascalico possibile: "Intendo, questi qui sono vini bianchi un po' dolci, con residui di zuccheri?" Al che l'altro, rassicurato, mi fa, perentorio: "No, sono secchi!". Ecco, maledizione: non sono Spätlese, sono Spätlese Trocken. Che è tutta un'altra storia: uno Spätlese è basso di alcol e alto di zuccheri, uno Spätlese Trocken è bassino di zuccheri e alto di alcol, essendo stati gli zuccheri in grandissima parte svolti. Ora, comprendo che un ristoratore non per forza debba conoscere le complessità delle classificazioni vinicole germaniche (ma allora perché mette in lista vini che non conosce? perché fa moda?), ma, vivaddìo, almeno di leggere un'etichetta sarà capace, spero. E se sull'etichetta sta scritto Spätlese Trocken, perché mai nella carta deve scrivere soltanto Spätlese, che è tutta un'altra roba?
Insisto: è chiedere troppo che sulle carte dei vini si riporti "esattamente" quel che c'è scritto sulle etichette delle bottiglie?

9 commenti:

  • mc100 says:
    15 maggio 2013 alle ore 11:18

    Scusa Angelo, a prescindere dal caso specifico, mi chiedo: in etichetta deve per forza essere indicato se uno Spatlese è Trocken?

    Io, di solito, per tagliare la testa al toro controllo il grado alcolico e più o meno ne vengo a capo, ma non ho mai fatto caso se l'indicazione Trocken sia sempre presente.

  • Angelo Peretti says:
    15 maggio 2013 alle ore 20:25

    Sono due vini completamente diversi, ancorché ottenuti da una vendemmia tardiva.

  • mc100 says:
    16 maggio 2013 alle ore 08:56

    Forse non mi sono spiegato, la mia domanda era: tutti gli Spätlese vinificati secchi devono riportare in etichetta la dicitura Trocken?

  • Vittorio says:
    16 maggio 2013 alle ore 18:07

    Salve,visto che sono in Germania provo a spiegare il tutto. Fino al 2011 era possibile produrre vini trocken con predicato (indicando il tutto in etichetta).Dalla vendemmia 2012 non e'piu'consentito produrre vini trocken con predicato, quindi Kabinet trocken, Spätlese trocken,Auslese trocken.
    Comunque normalmente i trocken non sono secchi come intendiamo noi italiani, ma hanno 7-9 g/l di zucchero residuo.

    Cmq capire la classificazione tedesca non e'sempre immediato, diciamo che e'leggermente contorta.

  • mc100 says:
    17 maggio 2013 alle ore 09:26

    Ecco, ora capisco: ero sicuro di aver visto bottiglie di Spatlese (relativamente) secchi sia con che senza indicazione Trocken in etichetta.

  • Sergio Frigieri says:
    19 maggio 2013 alle ore 13:49

    State facendo 'na sega ai grilli....

  • Angelo Peretti says:
    19 maggio 2013 alle ore 16:03

    Caro Sergio, devono essere grilli superdotati se le bottiglie magari te le fanno pagare 40, 50 o 60 euro. In taluni locali sul vino si lucrano ricarichi lunari, ma se devo accettare d'assoggettarmi a ricarichi spaziali, posso pretendere che almeno la carta sia scritta senza imbarazzanti pressapochismi? Lo so, lo so che certi ristoratori impiangono i bei tempi andati, quando alla gente gli ammanivi un bianco o un rosso in caraffa e se proprio volevano il rosé li mischiavi.

  • mc100 says:
    19 maggio 2013 alle ore 21:56

    Credo che Sergio ce l'avesse con me, con la mia richiesta di ulteriore chiarimento...

    Che poi ha anche ragione, era un po' una pippa mentale, ma sono curioso per natura.

  • Angelo Peretti says:
    19 maggio 2013 alle ore 22:00

    Be', no, mi pare che la tua richiesta fosse più che legittima.

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