[Angelo Peretti]
Fare l'agricolo fa figo, parola di ministro. Ho letto, infatti, che a margine dell'assemblea della Coldiretti, il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha dichiarato alla stampa la cosa che segue: "Anche se userò un termine poco istituzionale, devo essere chiara: da oggi fare agricoltura dovrà essere figo". Oh, era ora di dirlo, ed era ora anche che i signori ministri cominciassero a usare un linguaggio normale, quello di tutti i giorni. Però occorre anche che chi ha responsabilità di governo adotti quei provvedimenti che permettono davvero ai giovani di buttarsi sui campi e fare i fighi coltivando vigne e olivi e pomodori e frutta e allevando vacche e capre eccetera eccetera. Sennò non fa figo né da oggi né da domani. E a questo proposito, la prima cosa da fare è sfalciare una buona parte di quei pastrocchi burocratici che gravano sugli agricoltori, giovani o vecchi che siano.
Vero che anche il ministro è d'accordo con questo, e ai Coldiretti dice: ''Con coraggio e con la collaborazione di tutti dobbiamo dimezzare il peso della burocrazia''. Lanciando una sfida con queste parole (o almeno son quelle che ho letto: io non c'ero all'assemblea): ''Voi dite che a causa della burocrazia perdete cento giorni e io vi sfido: facciamoli diventare, insieme, cinquanta. Non possiamo più consentire che le aziende perdano ogni giorno tempo utile tra carte e controlli''.
Bene, brava. Però a due condizioni. La prima: cominci lei, signor ministro. La seconda: che i controlli residui siano fatti in maniera seria e stringente, perché di là del muro ci stanno i consumatori e ci sta anche la credibilità del compato agricolo italiano. Niente spazio ai furbetti, mi raccomando.
Parole sacrosante, ma parole. Il sospetto che ho da un po' di anni è che la macchina-stato sia diventata come l'esercito che, tanti anni fa, ho conosciuto io: i generali erano quelli che andavano alle cerimonie, ma chi effettivamente governava la vita di caserma erano i marescialli. E, come i ministri di adesso, i generali passavano, i marescialli rimanevano...
Prima di tutto questa Signora come il precedente ministro dell'agricoltura Signor Romano, non hanno mai lavorato in vita loro, sono entrati in politica dopo gli studi e non hanno ne studiato ne lavorato in agricoltura. Quindi domanda: come fanno a fare il Ministro dell'Agricoltura?
Secondo, questa Signora prima di essere Ministro ha usato la parola "contadino" in modo dispregiativo, dando ai Veneti dei contadini. Vedasi: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2013/2-febbraio-2013/veneto-terra-contadini-bufera-de-girolamo-pdl-2113815780303.shtml
Non ce l'ho tanto con lei perché se l'è presa col Veneto, ce l'ho con lei perché ha usato la parola "contadino" come fosse un dispregiativo, e ora fa il Ministro. E ora essere "contadino" fa "figo".
Come si dice in americano "bull shit", ovvero cazzate.
@Luca. Con una differenza ulteriore: a volte, in campo agricolo, c'è il rischio che i marescialli condizionino perfino la scelta di quale personaggio farà il generale.
@Stefano. L'ho già detto alla notizia della nomina della De Girolamo: non mi interessa che un ministro abbia competenza nel campo specifico, mi interessa che sappia fare il politico, che è l'unica cosa che conta veramente. I tecnici al governo non sono mai stati la mia preferenza: a governare voglio i politici, gente che abbia capacità di negoziare, in Italia e soprattutto fuori dall'Italia.
La battuta non è mia e nemmeno so se è vera, ma rende l'idea. Il vecchio agricoltore dice al figlio: "Vedi, una volta quest'azienda manteneva 10 persone: me, tua madre e otto figli". Il figlio gli risponde: "Vedi babbo, non è cambiato quasi nulla. Anche oggi la tua azienda, che è diventata mia, mantiene 10 persone: me, mia moglie e otto burocrati".
Freddure a parte, per parlare di agricoltura bisogna conoscerla da vicino, cioè praticarla o averla praticata. Altro che "figo". Chi si ricorda le "Allettanti promesse" di Battisti?
Eh già! Fa davvero figo: parola di Renzo Bossi. Bene i giovani in agricoltura, ottimo! Però che questi non siano solo degli esecutori che manovrano il trattore di un terzista, piuttosto che una partita iva aperta per incassare i soldi del PSR, o l'escamotage per costruire capannoni agricoli vista lago o ristrutturare immobili per farci finti agriturismi (alberghi mascherati) in deroga ai piani regolatori. E ancora, il boom d'imprenditoria femminile, che spesso altro non è che il frazionamento di aziende agricole intestandone ciascuna parte a fiòle e moièr, sempre per incassare i soldi dei primi insediamenti. Impariamo a pensare male di certi imprenditori agricoli. Impariamo ad apprezzare l'agricoltura contadina, quella dei piccoli numeri, dei cervelli pensanti. Scusate la predica. Attilio Romagnoli