[Angelo Peretti]
La crisi morde la carne viva anche del settore del vino. Le vendite in Italia sono in caduta libera, l'export vacilla. È in atto, a quanto sembra, un cambiamento senza precedenti. Se sia congiunturale - ossia passeggero - oppure strutturale, non lo so. Credo che, comunque, alcuni dei mutamenti indotti da questa lunga - lunga anche in prospettiva - crisi siano destinati a restare. E ci si deve interrogare su molti aspetti della produzione e del marketing del vino. Per esempio: servono ancora le grandi fiere così come sono state pensate sino ad oggi?
L'interrogativo pare sollevarlo, in un un comunicato che ho letto con colpevole ritardo (l'avevo messo da parte e poi era finito in un angolo), Luca Sabatini, direttore commerciale estero della Cantina di Soave, che è un colosso della cooperazione veneta e nazionale. Parla di Vinexpo, la celebre fiera che si è svolta poco tempo fa a Bordeaux. E dice: "Possiamo affermare che quest'anno c’è stato un calo di pubblico anche a Vinexpo. La diminuzione di affluenza è generalizzata, perché riguarda sia le visite degli asiatici, che quelle europee ma anche del Nord America; forse a causa della situazione generale di difficoltà che coinvolge tutti i mercati. Sulla criticità del contesto giungono conferme dai clienti in Olanda, anch'essi in recessione, ma anche da Inghilterra e Francia. La crisi economica ha coinvolto un po' tutti, con la conseguenza che da parte degli operatori e dei buyer viene meno la ricerca di allargare gli assortimenti, dunque del tutto normale l'affievolirsi dell'interesse per un evento fieristico di queste dimensioni".
Poi, Sabatini prosegue così: "Forse sarebbe opportuno ripensare un po' il modello fiera, magari concentrandosi su eventi più piccoli ma anche più mirati, in modo che ognuno possa avere il proprio pubblico". E un'affermazione del genere, vista la dimensione dell'azienda da cui proviene, è di quelle che fanno pensare.
Propendo per il mix congiunturale-strutturale, con una leggera prevalenza di quest'ultimo.
La società è cambiata radicalmente, ma per qualcuno siamo sempre nei ruggenti anni '60, al massimo negli anni '80. Del secolo scorso, ovvio.
certo che pero' la partecipazione a tanti eventi piccoli e mirati puo' essere utile, ma come risorse in soldi e tempo rischia di essere un disastro per le aziende. Ci sono degustazioni ogni giorno da qualche parte, impossibile partecipare a tutte, mentre pochi eventi annuali, se funzionano, sono piu' gestibili.
La verità sta sempre nel mezzo,la penso di più come Lizzy.
Personalmente essere presente in tutte le degustazioni non è possibile, secondo me se la Caviro è l'azienda che vende di più in Italia,c'è poca divulgazione della materia.
Per esempio riverendomi a Gianpaolo, ogni anno vengo a Magliano in Toscana per il Morellino e se per sbaglio ci vai la domenica è finito tutto e ti ritrovi dentro un locale, con bravi sommelier, ma l'avventore occasionale si sente a disagio davanti a tal figure.
Le classiche cose organizzate per fare cassa, potreste coinvolgere tutti produttori di carne chianina e non, creare un percorso.
Io faccio un altro mestiere ed ho pochissimo tempo, mi piace molto organizzare verticali con la presenza del produttore, ma questa è un altra storia, che comunque da i suoi frutti.