Per l'Australia Prosecco è solo il nome di un'uva

8 gennaio 2014
[Angelo Peretti]
Prosecco è il nome di un’uva, e dunque la pretesa italiana ed europea di proteggere quel nome in esclusiva come un’indicazione geografica viene respinta. Questa, in estrema sintesi, la decisione dell’Australian Trade Marks Office Geographical Indication di fronte alla richiesta di registrazione del marchio Prosecco in Australia avanzata dall’Unione europea. Brutto colpo per i prosecchisti. Vero che adesso l’Unione europea può ricorrere contro la decisione australiana, ma se questa venisse confermata protrebbe uscirne un bel grattacapo per il Prosecco fuori dall’Europa. Perché il boom delle bollicine del Nord Est ormai ha portata mondiale, ma se il nome non venisse considerato un’esclusiva di un vino a denominazione italiano, be’, potrebbero aprirsi varchi verso la produzione di Prosecco in altri continenti. Come avviene, del resto, proprio in Australia.
Due passi indietro.
Il primo. Prosecco fino a qualche anno fa era davvero il nome di un’uva, e con quella ci si faceva un vino doc che si chiamava appunto Prosecco. Poi l’uva venne chiamata glera e l’area di produzione del Prosecco venne estesa dal Veneto al Friuli, perché in terra friulana c’è un paesino che si chiama Prosecco. Così adesso la doc Prosecco fa riferimento a una località - quella del paese di Prosecco, appunto - e non più a un’uva, che ora si chiama glera.
Il secondo. Tra l’Unione europea e l’Australia dal 1994 esiste un accordo – si chiama “Agreement between Australia and the European Community on Trade in Wine” – che stabilisce reciproche regole di tutela dei marchi vinicoli.
In base all’Agreement esistente, l’Unione europea, su richiesta italiana, ha domandato all’Australia di proteggere il nome Prosecco. Ma dagli australiani è arrivato un dettagliato “no”.
Nella sostanza, contro la domanda europea ha fatto ricorso - vincendolo - la Winemakers' Federation of Australia, un’organizzazione che riunisce i produttori australiani di vino, affermando che nel Wine Agreement del ’94 il termine "Prosecco" era riferito a una varietà di uva e che due cantine australiane (Dal Zotto e Brown Brothers) da anni hanno piantato vigne di prosecco (i primi impianti sono del ’97), producendo un vino che si chiama proprio Prosecco e commercializzandolo con quel nome in Australia, ma anche in Nuova Zelanda, Cina, Hong Kong e Indonesia. In più, nella King Valley, nello stato di Victoria, in Australia, c’è perfino una strada turistica intitolata a quel vino, la Road of Prosecco.
Obiezioni accolte. Adesso la palla passa agli europei, per il ricorso.

3 commenti:

  • Cristianmark says:
    8 gennaio 2014 alle ore 13:34

    Pro .... Seccati, al primo colpo

  • Angelo Peretti says:
    8 gennaio 2014 alle ore 13:48

    Ci vogliono anni, penso. Il Comité interprofessionnel du vin de Champagne ci ha messo anni a far riconoscere l'esclusiva dello Champagne in Canada: notizia di questi giorni.

  • marco says:
    8 gennaio 2014 alle ore 22:03

    l'errore è stato fatto chiamando il prosecco in questo modo quando invece era valdobbiadene. Non esistono vini che abbiano solamente il nome dell'uva ad identificarli, ma la differenza la fa la menzione geografica.
    Se vincerà l'Australia però dobbiamo poterci riappropriare del nome tocai.
    Ma poi che cosa discuto a fare di prosecco: io lo odio il prosecco!!!

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