Leggo su Cronache di Gusto un'interessante intervista al professor Attilio Scienza, onnivoro protagonista del dibattito sul vino in Italia. Dice, nella sostanza: "Basta con i punteggi ai vini", o così almeno strilla il titolo dell'articolo. Cito testualmente le affermazioni di Scienza: "Ci siamo rovinati perché abbiamo banalizzato i nostri vini con i punteggi. Un vino non è buono perché ha preso 95. Abbiamo perso la consuetudine di apprezzare il vino. Non si può misurare con un punteggio, creare categorie di vini. Il consumatore si deve abituare a utilizzare sensi e sentimento del gusto, a sfidare la propria esperienza e a confrontarsi col vino per poterlo capire. Quella dei punteggi è una trappola dalla quale dobbiamo uscire. Dobbiamo eliminare le tecniche di Parker. Questo è il futuro. Il punteggio a gerarchie ha determinato la banalizzazione del gusto. Se si seguono questi schemi ridicoli il nostro lavoro di ricerca genetica e dei territori non serve allora a niente". Bene, molto bene, concordo.
Però se questo è vero, se cioè dare punteggi fa male al vino e alla sua corretta percezione, occorre essere consequenziali e coerenti, e dire "basta" - finalmente - ai concorsi enologici, che si fondano solo ed esclusivamente sui punteggi centesimali. Non vedo l'ora, francamente. Anche se affermando questo posso sembrare incoerente, visto che anch'io, di tanto in tanto, a qualche concorso faccio rarissima apparizione. Diciamo che li considero delle buone occasioni per allenarmi nell'assaggio e per cercare di farmi un'idea su una zona, un'annata, una denominazione. Ma di occasioni simili se ne possono trovare e creare fin che si vuole senza il bisogno e l'assillo dei punteggi.
Direte: ma anche tu, su quest'InternetGourmet, assegni i tuoi faccini ai vini che hai bevuto, e dunque stili classifiche. Vero. Però i faccini non sono un valore assoluto, ma un indice di piacevolezza. Insomma: a un certo vino posso dare i tre faccini perché l'ho bevuto con sommo piacere, pur sapendo che con la scheda di valutazione classica gli avrei assegnato un punteggio fra il 78 e l'80, che non è da tagliarsi le vene. Perché le schede di giudizio dei concorsi hanno questo difetto: non tengono in alcun conto del soggettivissimo criterio della piacevolezza, e non possono "oggettivamente" farlo, ovvio, e dunque a mio avviso non servono proprio a niente. Non ti dicono se quel tal vino ha personalità e piacevolezza, bensì se è tecnicamente, enologicamente ben fatto. Ecco, a questo servivano i concorsi quando sono stati inventati: in un mondo nel quale il difetto enologico era purtroppo diffusissimo (era quasi la regola, vorrei dire), servivano a mettere in luce i vini di maggiore correttezza sotto il profilo enologico. Tutto qui. Adesso che il sapere enologico è diffuso e l'attrezzatra di cantina è adeguata un po' ovunque, di vini tecnicamente scadenti in giro ce ne sono pochi, e allora a cosa serve dare punteggi secondo regole che appartengono ad un mondo che non c'è più?
Coraggio, professore, si metta a capo di una cordata per l'abolizione dei concorsi enologici. Il mondo del vino italiano ne trarrà grande beneficio.
Da consumatore non sono affatto d'accordo. In un mercato di migliaia di bottiglie come si fa a definire se un vino e' buono o meno? E di conseguenza il prezzo? Come mi oriento quando devo acquistare se non ho le guide? Prima non le usavo ma ora non ne posso fare a meno se non voglio avere sorprese. Senza dubbio ci sono buonissimi vini fuori dalle guide ma per il momento ne ho abbastanza di quelli segnalati e devo affermare che non mi hanno mai deluso ed auitato a fare ottimi acquisti ed anche convenienti
In effetti, le guide possono essere un buon di riferimento, se si approfondisce l'impostazione di ciascuna e quindi si valutano gli acquisti di conseguenza. Così pure per a critica internazionale. Per esempio, quando compro i Bordeuax guardo i giudizi centesimali di Wine Soectator e di Parker e col tempo ho capito che i vini che vanno bene a me, ossia quelli più freschi e bevibili, non sono quelli over 90, bensì quelli intorno a 88. Compro dunque quelli a quota 88-89 e bevo bene, senza spendere follie.
Secondo me sarebbe veramente bello liberarci dalle classifiche centesimali. Non è una gara, il vino è un arte, non si possono dare punteggi ad opere d'arte, siano esse canzoni, quadri o quant'altro. Per aiutare il consumatore credo si possa fare sia informazione che giornalismo senza punteggi, parlando del vino della storia e di chi lo fa.
Saluti a tutti.
E anche questo è vero. Con un'unica obiezione: il vino non è arte, bensì un prodotto artigianale. È questo che lo rende straordinario, perché, come ogni prodotto artigianale, ha due caratteristiche: qualche accenno di imperfezione e la possibilità di farne delle repliche, però mai perfettamente uguali a se stesse (perché le vendemmie sono diverse).
La parola artigiano deriva da arte, artigiano è colui che esercita un arte. L' arte di fare il vino, arte stupenda anche perchè come dice Lei è imperfetta e mai uguale. Dei bravi artigiani fanno Arte, che facciano vini, formaggi, scarpe, sciarpe o quadri. In questo senso intendo l' Arte del vino.
...punteggio, meglio di no!
Ma potrebbe essere anche peggio utilizzare termini troppo fantasiosi e personali, per definire le sensazioni espresse da un vino! Chi certifica i giudici del vino? Cosa o chi garantisce l'affidabilità dei giudizi?
Si potrebbe aprire un dibattito.
Ma che, scherziamo? Certificare i giudici? Il giudizio relativo ad un vino può essere solo ed esclusivamente soggettivo, e dunque "non certificabile". Ecco perché i concorsi non funzionano e non possono funzionare: pretendono di rendere oggettivo quanto invece non può che essere soggettivo. Siamo persone, mica macchine!
Piuttosto, credo sia valido quanto hoi scritto sopra: una volta che ho conosciuto come ragiona un degustatore o una guida, mi taro sul suo metro di giudizio e pondero il suo giudizio con le mie propensioni di assaggio. Così funziona un po' meglio, credo.
Secondo me hai centrato il punto quando dici: "
"Piuttosto, credo sia valido quanto hoi scritto sopra: una volta che ho conosciuto come ragiona un degustatore o una guida, mi taro sul suo metro di giudizio e pondero il suo giudizio con le mie propensioni di assaggio."
I punteggi vengono dati in base a dei criteri stabiliti a priori, che dovrebbero essere oggettivi (cioè da panel test bene allenati). Se conosci questi criteri sai cosa aspettarti da un vino, il fatto poi che ti piaccia o meno è un altra storia: se la tua piacevolezza varia in modo proporzionale alla valutazione, punti sui voti alti, altrimenti ti regoli diversamente come dice Angelo.
Andrea, ovviamente quoto il tuo commento.
Che bello, sììì, dai, aboliamo i concorsi enologici!
Il 12 maggio andrò ad un certo concorso enologico - autorizzato dal Ministero, quello che diceva che non avrebbe autorizzato più niente - e dirò ai colleghi giudici delle commissioni che si va tutti a mangiare la pizza sul lago di Garda.
Vieni anche tu, Angelo?
:-)
Un giudice "certificato" di panel di analisi sensoriale
Venire dove, Lizzy? Al concorso o alla pizza? Propenderei per la pizza: ne fanno una buonissima in una nuova pizzeria al taglio a Bardolino (lievito madre, burrata, pomodoro fresco).
La pizza, la pizza!
:P