Ma i fondi Ocm servono per finanziare Wine Spectator?

20 aprile 2012
[Angelo Peretti]
Ocm, ocm! Eccoci qua, a prendere d'assalto i mercati internazionali spendendo a spandendo i fondi europei stanziati dopo l'approvazione della "nuova" Ocm (leggasi Organizzazione comune di mercato) del vino. Fondi cospicui: ce n'è fin che si vuole, vagonate di milioni di euro (82 milioni solo per il 2012, alla faccia della crisi). Fondi cofinanziati: l'azienda ci deve mettere la sua parte (dal cinquanta per cento in su). Fondi destinati a promuovere il vino europeo esclusivamente al di fuori dei confini dell'Unione europea.
Le aziende italiane 'sta soluzione dei fondi Ocm sembrano averla accolta bene, e ci hanno fatto ricorso parecchio, anche se alla fine, tenuto conto delle pastoie burocratiche, delle pratiche amministrative (mica facilissimo rendicontare le spese), delle fidejussioni che bisogna attivare (però ti danno i soldi in anticipo, e non è proprio male), del fatto che quasi sempre bisogna mettersi insieme ad altre aziende dentro ad un'ati (associazione temporanea di imprese) per raggiungere il plafond minimo (considerevole), del problema dell'iva che non si sa bene se si applica o no alle operazioni attivate dalle ati, be', forse qualcuno dopo tutto questo si è cominciato a rendere conto che non sono tutte rose e viole.
Epperò c'è un altro problema. Ed è l'inflazione di presenze italiane sulle stesse piazze, sulle stesse iniziative, sulle stesse testate. Per esempio, qui va a finire che con l'Ocm vino i vignaioli italiani stanno diventando i primi sponsor di Wine Spectator.
Prendiamo il numero di aprile della rivistona americana (gli Stati Uniti sono extra-Ue, e dunque ci si possono spendere i fondi Ocm), appena arrivatami per posta (sono abbonato). Le paginate a soggetto italo-enoico realizzate grazie ai fondi Ocm sono una montagna. Si notano, le pubblicità comprate coi soldi europei, perché è obbligatorio pubblicare la bandierina dell'Europa e quella italiana, insieme con l'indicazione (microscopica) che la campagna è stata realizzata col supporto dei fondi del Regolamento Ue numero 1234 del 2007.
Le elenco, queste pagine euro-assistite, su Wine Spectator di aprile.
Pagina 5: Bertani, Amarone, pagina intera.
Pagina 11: Bisol, Prosecco, pagina intera.
Pagina 12: Consorzio del Chianti Classico, pagina intera.
Pagina 21: Terra Moretti (Bellavista, Contadi Castaldi, Petra, La Badiola), pagina intera.
Pagina 28: Mezzacorona (Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti), pagina intera.
Pagina 36: Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, pagina intera.
Pagina 52: Luca Bosio (Moscato d'Asti), pagina intera.
Pagina 56: vini dell'Alto Adige, pagina intera.
Pagina 59: Cavit, pagina intera.
Pagina 67: Lamarca, Prosecco, pagina intera.
Pagina 75: Zonin, pagina intera.
Pagina 77: Carpineto (Chianti Classico e altro), pagina intera.
Pagina 85: Chianti, pagina intera.
Pagina 87: Olivi - Le Buche (Toscana), pagina intera.
Pagina 110: Santa Cristina, pagina intera.
Pagina 112: Rocca delle Macie (Chenti Classico), pagina intera.
Pagina 121: Sensi (Toscana), mezza pagina.
Pagina 123: Zeni (con i vini valpolicellesi), un quarto di pagina.
Pagina 125: Masi (Amarone), un quarto di pagina.
Pagina 131: Petra, una colonna.
Pagina 133: Vitiano, una colonna.
Pagina 137: Risata, Moscato d'Asti, una colonna.
Terza di copertina: Tommasi (Amarone), pagina intera.
Già così sono una ventina di pagine in tutto, che fanno quasi una rivista a sé.
Poi, però, ci sono altre pagine pubblicitarie di aziende italiane su cui non figura l'indicazione di alcun contributo (almeno, non l'ho notata), e dunque credo pagate dalle cantine con fondi propri.
Pagina 14: Cusumano (vini di Sicilia), pagina intera.
Pagina 16: Cesari (Amarone), pagina intera.
Pagina 24: Luna di Luna (Ripasso e Pinot Grigio), pagina intera.
Pagina 30: Monte Antico (Supertuscan), pagina intera.
Pagina 39: Barone Fini (Pinot Grigio), pagina intera.
Pagina 128: Livernano (Toscana), una colonna.
Insomma, un'inflazione, un'esagerazione: Wine Spectator ce lo paghiamo (quasi) tutto noi. Già, perché gli altri europei, cioè i francesi e gli spagnoli o i greci, ci sono, ma con pochissime pagine (bellissima quella dello Champagne Pommery, con un elefante che sta a gambe in su, tenendosi in equilibrio sulla proboscide: "Perfectly balanced Champagne since 1836" è l'ironico, efficace strillo), e praticamente mai con indicazione di cofinanziamenti europei (solo una colonna dedicata al vino che la GWC fa sull'isola di Santorini). Pirla loro o esagerati noi?

2 commenti:

  • luigi fracchia says:
    21 aprile 2012 alle ore 08:12

    Bisognerebbe chiedere loro se hanno avuto ritorni economici da queste pubblicità?
    Stessa invasione su Decanter?

  • Angelo Peretti says:
    21 aprile 2012 alle ore 09:02

    @Luigi. I ritorni si valutano solo a fine campagna, e le campagne non possono durare una sola uscita. Vedremo. Decanter è (purtroppo per loro) immune per un semplice motivo: è una testata inglese e il Regno Unito non può essere destinatario dei fondi Ocm perché fa parte dell'Unione europea. I fondi Ocm sono spendibili solo fuori dal territorio dell'Unione. Questo dimostra chiaramente, mi pare, che gli interventi pubblicitari su Wine Spectator esistono quasi esclusivamente perché esistono i fondi Ocm.

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