[Mario Plazio]
Vignaiolo dinamico e in continua evoluzione, Angiolino Maule guida da alcuni anni l’associazione VinNatur ed è in prima fila nel vorticoso dibattito che coinvolge l’animato e variegato panorama dei vini naturali. Assaggiare i suoi vini è un'esperienza che trascende la mera analisi organolettica. Permette di sondare nel tempo la validità di certe scelte, di valutare la capacità del liquido di evolvere, di cambiare nel bicchiere. È proprio la continua ricerca stilistica di Maule che consente ai suoi vini di rivelarsi all’interno di un percorso che procede in maniera non lineare. Credo sia parte irrinunciabile del fascino di questi vini la loro attitudine a plasmarsi secondo la volontà del produttore. Un gioco a rincorrersi nel quale il terroir emerge, ma al tempo stesso si piega alle scelte stilistiche del vignaiolo. Una gara nella quale non ci sono né vinti, né vincitori. Mi piace questa lotta tra la forza del terroir e la determinazione di chi lo interpreta, anche nella sua costante… inconstanza.
Una piccola verticale di Sassaia, vino prodotto da uve garganega e trebbiano coltivate nella bassa collina di Gambellara, mi ha dato l’occasione di sperimentare il percorso produttivo di Angiolino Maule dal 1999 ad oggi. Comincio dall’annata più vecchia.
Gambellara Sassaia 1999
Vino abbastanza semplice e diretto, senza le complicazioni delle annate successive. La parte iniziale del naso ci porta verso gli idrocarburi, i minerali e lo zafferano. Lo fa con estrema delicatezza, senza la potenza urlata di altre versioni. Fine e lungo, si culla di una confezione perfetta, fusione compiuta di frutto ed acidità. Sembra venire da un'altra epoca per il carattere educato e per la compostezza irrequieta che lo permeano. Una seconda bottiglia era ancora più minerale e fresca, ricca di una giovinezza sfrontata. 91/100
Sassaia 2004
Evoluto e macerato sin dal colore. Pietra focaia al naso. Rivela la sua personalità al palato, dove è facile e complesso insieme. Scorre che è un piacere. Passano i minuti e il vino si amplifica e si ripulisce. Le difficili fasi iniziali lasciano il posto a un insieme inaspettatamente elegante. 88/100
Sassaia 2007
Colore evoluto, riflessi ambrati. Ad una iniziale difficoltà aromatica, sottolineata da una presenza importante di carbonica, segue una fase più armonica nella quale dominano le spezie (macis) e la frutta secca. Ancora una volta è in bocca che stupisce per la facilità con la quale si lascia bere, vincendo nel tempo tutti i dubbi che da subito ci siamo posti. 86/100
Sassaia 2011
Il cerchio si chiude. Questo vino, ancora acerbo e giovane, sembra da un lato indicare una nuova via, mentre dall’altro si ricollega al 1999 per la pulizia formale. Le note minerali sono già espresse. Il vino rivela un originale andamento gustativo, risultando buono già da adesso, quasi "easy" per il frutto maturo e morbido, con un'acidità sottile ma evidente. È chiaro il tentativo di produrre un vino più pulito, più vicino all’uva e senza tutti quei difetti che molti rimproverano ai vini naturali. E deve far riflettere il fatto che in vigna si continui a lavorare senza chimica, mentre in cantina non vengono aggiunti prodotti enologici, né solforosa. Credo sia una bottiglia sulla quale molti dovrebbero riflettere e che saprà sorprendere anche i più scettici. 90/100
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