[Angelo Peretti]
Sono circa novecento. Almeno così assicura Slowine, il sito enoico di Slow Food. Dice che sono circa novecento, sulle duemila recensite, le cantine che per tutto un anno ti faranno uno sconto del 10% se andrai a comprare bottiglie portando con te la guida della chiocciolina, che le recensisce. L'edizione 2013, che esce a ottobre. Quelli di Slow Wine dicono che hanno chiesto alle aziende recensite di offrire ai lettori uno sconto speciale: "La risposta - scrivono - è stata davvero grande, cosa che non ci aspettavamo di certo. Le adesioni sono state tantissime e questo ci ha fatto capire che i produttori puntano molto sulla vendita in cantina. Per cui ecco quale sarà una delle grandi novità di Slow Wine 2013: per un anno, da ottobre 2012 fino a ottobre 2013, tutti quelli che compreranno la nostra guida potranno andare in oltre 900 cantine recensite e acquistare i vini del cuore".
Fin qui la notizia. Ora dovrei commentarla, sennò a me che ruolo resta? Dico dunque due cose.
La prima: il 10% di sconto non è mica poco. Non solo per il consumatore, quanto e soprattutto per il produttore. Chi in cantina pratica il "prezzo cantina" e non invece il "prezzo enoteca" fa un bel sacrificio a fare un sconto di tale portata. Occorrerebbe capire dunque quale listino applichino in realtà i novecento che hanno aderito. Non vorrei che a non aver aderito siano, alla fine, quelli che lo sconto di fatto lo praticano già, perché non alzano il listino per il visitatore al livello delle enoteche, ma fanno solo qualcosa in più del prezzo praticato agli operatori. Sarebbe bene saperlo, altrimenti rischia di diventare penalizzante per quelli che sin qui sono stati più sensibili all'interesse dei consumatori, e non sarebbe bello.
La seconda: bravi quelli di Slow Wine. Credo fortemente, fermamente nella prospettiva della disintermediazione. È l'unica chance veramente concreta per consentire ai piccoli produttori di continuare a fare il loro lavoro, perché garantisce loro di portar fieno in cascina sottraendoli dalle tentazioni omologanti del mercato internazionale. Una delle più valide chiavi di salvezza dei "vini di terroir" sta qui: proteggerli concretamente dalle logiche globali attraverso la fruizione diretta sul territorio. Qualunque iniziativa conduca ad aumentare le vendite dirette in cantina da parte dei piccoli vignaioli ha il mio pieno, incondizionato consenso. Io lo farò: andrò in cantina con la guida.
Ciao Angelo; noi in cantina applichiamo un listino inferiore al prezzo in enoteca ma superiore al prezzo che offriamo all'enotecaro.
Quindi l'enoappassionato che passa in cantina, ha un risparmio rispetto all'andare in enoteca.
Lo stesso prezzo lo applichiamo per chi acquista per corrispondenza, maggiorato delle spese di spedizione; qui bisogna vedere quanto uno acquista e come riesce ad ammortizzarsi le spese, per capire se gli conviene acquistare da noi oppure dall'enotecaro.
Questa scelta l'abbiamo fatta non tanto per speculare ma per tutelare tutti quei negozianti che abbiamo nel territorio e che promuovono i ns. prodotti. Penso che il compratore dovrebbe essere sereno e acquistare allo scaffale senza timore di pagare 50% o più rispetto a quello che pagherebbe facendo magari solo 10/15 km.
I clienti sono contenti; possono assaggiare gratuitamente tutti i vini, possono parlare con chi il vino l'ha ideato e seguito nel processo dalla raccolta all'imbottigliamento e alla fine possono decidere di acquistare anche una sola bottiglia.
Abbiamo aderito alla proposta di Slowine.
Già gli anni scorsi e anche questa settimana, enoappassionati sono arrivati in cantina con la guida in mano.
Penso sia un sprono a visitare di persona le aziende e magari capire ancha meglio perché alcuni vini (tipo il ns. Vin Santo di Gambellara) sono così costosi.
Sottolineo COSTOSI e non CARI.
@Stefano. Mi sembrano scelte sagge, le tue. Da consumatore, dico che le politiche di pricing praticate dai vignaioli sono così diversificate che è difficile capirci qualcosa. Credo che il vino sia l'unico comparto in cui c'è una simile jungla di prezzi. Gino Veronelli aveva provato a proporre una sua soluzione, ma non ha funzionato. In ogi caso, ripeto, quella di Slow Wine è un'ottima iniziativa, e tu mi confermi che funziona già, ancora prima che parte ufficialmente. Molto bene, anche per i motivi che, da vignaiolo, esponi tu.
Io non vado in cantina perchè ottengo il 10% di sconto presentandomi con la guida xxx o con i punti del supermercato. Da consumatore dico che non mi piace per niente questa iniziativa e che non acquisterò la guida.
E vabbé, Nic, io vado, tu no.
Caro Angelo son un ristoratore e questa iniziativa non mi piace per niente. Secondo me prende in giro persone come me ed enotecari che si fanno un mazzo enorme per proporre nel modo migliore le bottiglie di queste persone. Se no noi che ci stiamo a fare? Io credo che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere come bene spiegato in un bel articolo pubblicato sulla rivista "Italia a tavola" di Luglio/ agosto 2012 grazie Roberto
Cappuccino, francamente non capisco cosa c'entri. L'acquisto in cantina ha motivazioni e modalità che sono completamente diverse rispetto sia alla fruizione del vino al ristorante, sia all'acquisto in enoteca. Io compro le sei bottiglie uguali in cantina, compro le dodici diverse on line, compro le tre bottiglie di valore in enoteca, bevo al bicchiere nei wine bar, ordino la bottiglia adatta al mio pasto al ristorante: si tratta di situazioni che non hanno alcuna analogia, salvo il fatto che l'oggetto è il vino, ma si tratta di un'analogia troppo vaga per essere veramente concorrenziale. Sono, ripeto, situazioni completamente diverse, per nulla concorrenti, ma anzi complementari, se tutte portano ad un rinnovato, e corretto, rapporto con il vino. Non è facendo la guerra tra poveri che si torna a far apprezzare il piacere e la cultura del vino. Credo sia esattamente il contrario.
Chairisco la mia posizione : compro già il 99% del vino direttamente in cantina. Continuerò ad andarci, ma senza la guida, del cui sconto non sento proprio il bisogno, nonostante i tempi grami e le mie tasche leggere.
Posizione ineccepibile e coerente, Nic.
Caro Angelo, ma un vago, vaghissimo, conflitto deontologico (non tuo eh, ma delle guide) non lo percepisci? Nic parla di punti e fa bene. In iniziative come queste si colgono, io colgo, pericolose tentazioni mercificatorie e relazioni di scambio promozionistiche, ed mercantili, fra editoria e giornalismo da una parte e cantine dall'altra; dinamiche, che mi piacerebbe fossero estranee al mondo del vino (almeno a quello minoritario dei vignaioli). Altrimenti faccio prima a ri-fornirmi sugli scaffali del supermarket. Punti, sconti, promozioni e marKette compresi.
tiziano bianchi
Ciao Tiziano
Sinceramente no, non percepisco, in questo caso, un simile conflitto, anche se il rischio, lo ammetto, è elevato.
Sarebbe certamente tale se per essere ammessi in guida o se per riceverne una particolare valutazione fosse necessario aderire all'iniziativa della scontistica, e soprattutto se questo avvenisse in forma non trasparente. Sperando vivamente che tali fattispecie non abbiano a verificarsi, dico che mi pare invece che si tratti di un'iniziativa coerente con la filosofia su cui mi pare poggi la guida di Slow Food, ossia avvicinare prima i recensori e poi il pubblico non già al vino in sé, ma al produttore, al vignaiolo, al suo vigneto e alla sua cantina.
Slow Wine insiste nell'affermare che tutte le aziende recensite vengono visitate durante l'anno dai propri redattori: mi sembra consequenziale che un simile invito alla presenza diretta in cantina venga esteso ai lettori della guida, incentivandoli con la proposta di una scontistica, che poi uno è libero di chiedere o meno che gli venga applicata.
La questione, insomma, mi pare sia questa: è preferibile approfondire la conoscenza del vino o quella del vignaiolo e della sua realtà? Nel primo caso, ci si può tranquillamente rifornire in enoteca o al supermercato, nel secondo ci si deve recare in cantina, ed io vedo positivamente tutte le iniziative che portino ad intessere una relazione diretta, disintermediata, tra produttori e fruitori del vino, che per me ha in sé - dovrebbe avere in sé - una forte componente di umanità.
Certo, ripeto, il rischio di conflitto deontologico o di mercificazione del rapporto recensore-recensito è elevato, ma ritengo che questo rischio vada la pena di essere corso.
Con questo non esprimo alcuna valutazione di merito sui contenuti di Slow Wine, né su una sua eventuale primazia rispetto ad altre guide.
Non collaboro più da anni, per mia scelta, con Slow Food editore, né sono più iscritto all'associazione, e quindi guardo in maniera - come dire - molto "laica" all'operato del team della chiocciolina. Però insisto: mi pare che questa sia, per i vignaioli, una buona iniziativa e che la stessa sia coerente con la filosofia espressa fin da subito dalla guida, e quindi mi sbilancio ed esprimo la mia fiducia in merito a questa proposta.
Incrocio le dita.
Incrociamo le dita...incrociamo... che ce ne è bisogno....!
ciao
Tano.
caro Angelo a me sembra che tu sia un poco ingenuo ma io sono d'accordo con anonimo. Siccome in questi ultimi anni si vendono sempre meno guide da una parte e sempre meno vino dall'altra,qualche puzza di bruciato questa cosa me la fa sentire. Ti invito ancora a leggere l'artico su Italia a Tavola di luglio/agosto dal titolo il rincaro del vino al ristorante.è molto interessante. E poi quasi sempre a pensarla male ci s'indovina grazie Roberto
@Cappuccino: be', sì, può essere che io sia terribilmente ingenuo. Poi, è vero, andreottianamente devo ammettere che spesso a pensar male si fa peccato, ma ci si indovina. Però a volte a pensar male si pensa male e basta. Vediamo come va.