[Angelo Peretti]
Oh, cavolo! Non ho proprio scampo: sono out, sorpassato, finito. Io che non amo lo chardonnay, e che anzi mi dichiaro, all'americana, un bevitore abc - anything but chardonnay, datemi quel che volete purché non sia chardonnay - ecco che mi accorgo che non ho capito niente. Perché a vedere le nomination degli Oscar del Vino 2013, il premio mediatico-televisivo dell'Associazione italiana sommelier e di Bibenda, mi accorgo che non ci può essere, in Italia, vin bianco d'eccellenza suprema senza che sia fatto, in tutto o almeno in parte, con le uve dello chardonnay. Accipicchia!
Sissignori, eccoli qui i tre finalisti della categoria "Miglior vino bianco": lo Chardonnay 2010 di Tasca d’Almerita, che è, appunto, in toto fatto con lo chardonnay, e poi il Cervaro della Sala 2010 del Castello della Sala, che è fatto per il 90% con lo chardonnay e per il resto con una piccola quantità di grechetto, e terzo il Vintage Tunina 2010 di Jermann, e viene da un assemblaggio di sauvignon, ribolla gialla, malvasia istriana, picolit e, ovviamente, chardonnay. Insomma: o chardonnay o morte.
Pensare che io credevo che in Italia si facessero vini d'eccellenza, chessò, con la garganega o col fiano, col trebbiano luganista o col verdicchio, col tocai friulano (che non si può chiamare tocai, ma è per rendere il senso) o col cortese, col timorasso o con la falanghina. Invece no, mi sbagliavo: lo chardonnay ci vuole, altroché.
Ma pensa Angelo che io invece quando ho letto la lista dei vini in lizza pensavo ad uno strafalcione editoriale... Mi son detto accidenti devono aver fatto un copia incolla con quella di vent'anni fa...
Be', in effetti non sono grandi novità, ma in ogni caso si tratta di vini di successo, visto che in enoteca e nei ristoranti "tirano" ancora
Il Marchese del Grillo colpisce ancora...
Max Perbellini