Oli "dopati" per guide e concorsi?

5 maggio 2013
[Angelo Peretti]
Se l'olio extravergine d'oliva avesse la stessa magica "visibilità" del vino, la notizia sarebbe esplosa come una bomba atomica. Ma l'olio, poverino, fa meno clamore, e allora la cosa è passata un po' sotto silenzio, o almeno mi pare. Però un post che ho letto un paio di giorni fa su Olio Officina, il blog oliandolo di Luigi Caricato - uno che di extravergini se n'intende - è di quelli da valutare per bene. S'intitola "Ormai sappiamo tutti come si prepara un campione da inviare ai concorsi" e riporta il testo di una lettera di Nazario D'Errico, agronomo e direttore del Consorzio Peranzana Alta Daunia, e dunque comunque un nome di rilievo nel mondo oleario. Che dice quella lettera? Pone dei dubbi piuttosto significativi circa la reale origine delle olive e degli oli presentati ai concorsi e alle guide. Soprattutto, dice questo: "Provengo dalla terra della Peranzana (Torremaggiore, Foggia) e non a caso evidenzio questo, poichè sono convinto che sia al corrente di quello che succede nel nostro territorio durante la campagna olivicolo-olearia: vagonate di olive (e un pò di olio…) di questa pregiata varietà parte in direzione della Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo, etc. Conosco personalmente diverse aziende del nord che utilizzano l’olio di Peranzana (in purezza o come blend) per la partecipazione ai vari concorsi nazionali e internazionali".
L'affermazione è evidentemente piuttosto rilevante, anche alla luce del ruolo istituzionale del suo estensore. Di fatto, sarebbero noti i nomi di aziende che "dopano" i loro oli con la cultivar pugliese, che conferirebbe maggior pregio al prodotto finale, in modo da ottenere più alte valutazioni dalle commissioni di guide e concorsi. Credo che coloro che rappresentano il mondo olivicolo "della Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo" dovrebbero dire come la pensano. E soprattutto sorge una domanda grossa come una casa: non è che la faccenda riguardi anche gli oli a denominazione d'origine protetta? Perché allora il guaio sarebbe grosso assai.
Di fatto, il mondo dell'olio sembra mutuare la "voce" che da anni s'aggira nel comparto del vino, e cioè che molti rossi "da guida" o "da concorso" d'altre regioni sarebbero "dopati" con tagli provenienti dalla Puglia: tagli, in questo caso, di primitivo o di negroamaro. Per l'extravergine di tratterebbe invece di peranzana. Voci o realtà, verità o leggenda? Per il vino, sino ad ora nulla di concreto mi risulta sia emerso. Per l'olio?

3 commenti:

  • Stefano Milioni says:
    6 maggio 2013 alle ore 05:51

    Vorrei fare una domanda semplice semplice ai produttori di Peranzana: come glielo vendono il loro olio e le loro olive alle aziende "della Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo, etc."? Con regolare fattura o al nero? Se con regolare fattura, il problema e' risolto: denuncino! alla Procura della Repubblica. Se al nero, ahime', sara' bene si facciano un esame di coscienza. In aggiunta, ci sarebbe una facile soluzione a portata di mano: che mandino loro direttamente il proprio olio ai concorsi: se e' vero quel che dicono stravincerebbero a mani basse!
    In realta' credo che la dopatura da concorso(che c'e', nel mondo dell'olio come in quello del vino) sia un po' piu' sofisticata e passi per minuscole fialette colme di straordinari aromi artificiali....

  • Unknown says:
    7 maggio 2013 alle ore 09:03

    Buongiorno Angelo, seguo appassionatamente il tuo blog, ma mi trovo spiazzato da questo articolo. Sono responsabile tecnico di un'azienda che opera nel Garda Trentino e che quest'anno, come sta avvenendo da qualche anno, si è distinta in vari concorsi oleari nazionali e non, e quindi mi sento in qualche modo tirato in causa dall'articolo. L'azienda per cui lavoro è una cooperativa e frange l'oliva di circa 1.200 piccoli olivicoltori LOCALI. Fare qualità in un contesto del genere è stato ed è difficile, ha richiesto sacrifici, sforzi ed investimenti, che nel breve periodo non hanno sicuramente aumentato le remunerazioni. Abbiamo ragionato con lungimiranza e crediamo in ciò che facciamo. La partecipazione a concorsi è uno stimolo a fare sempre meglio, crea visibilità e ci da modo di mantenere i nostri prezzi di vendita (remuneriamo l'olio a livelli di prezzo anche 4 volte maggiori dell'OEVO italiano senza far arricchire nessuno). Il nostro obbiettivo è quello di valorizzare i nostri prodotti e MAI ci verrebbe in mente di migliorarlo con olive o oli non aziendali! Condivido la prima parte del commento di Stefano Milioni (ovviamente non la seconda): per quale motivo i produttori pugliesi non utilizzano la Peranzana per vincere i concorsi, se la stessa venisse usata da tutti gli altri? E soprattutto per quale motivo si fa una denuncia senza fare nomi e cognomi? Purtroppo è tipico italiano sparare nel mucchio e nascondere la mano... Mi spiace molto che con questo comportamento si mettano in cattiva luce aziende che fanno di tutto per valorizzare il prodotto olio extravergine di oliva e so per certo, Angelo, che questo non è il tuo obbiettivo...
    Furio Battelini

  • Angelo Peretti says:
    8 maggio 2013 alle ore 22:15

    Caro Furio, grazie per il tuo intervento. Ecco, era proprio questo l'intento dell'articolo: suscitare l'intervento di chi fa olio in "Toscana, Umbria, Garda, Abruzzo, etc.". Con il tuo contributo, in parte, l'obiettivo è stato raggiunto. Mi piacerebbe però sentire anche le voci "istituzionali", quelle consortili, solerti magari nell'inviare comunicati nei quali minacciano fuoco e fiamme nel caso di usi impropri di terminologie che si rifacciano anche solo marginalmente alla denominazione, e invece silenti a fronte di affermazioni come quella - inquietante, considerata anche la duplice, referenziata provenienza: un sito oleario piuttosto noto e un dirigente consortile - che ho citato a proposito di presunti "dopaggi" con varietà provenienti da altre terre. Spero che altri, seguendo il tuo esempio, si facciano vivi. E intanto ti faccio i complimenti per le splendide cose che stai realizzando con l'Agraria a Riva del Garda.

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