[Angelo Peretti]
Nei giorni scorsi on line s'è molto discusso a proposito del post che un produttore italiano di vino ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, dando della "sporca scimmia nera" ad un ministro della Repubblica. Un ministro di colore, il primo della storia italiana, Cécile Kyenge. Non dico il nome del produttore, perché non voglio regalargli pubblicità, e già da questo si comprende quanto io trovi rivoltante quell'insulto. Ne parlo, peraltro, perché ho visto che s'è formata sul web una doppia fazione: chi, condannando l'uomo, relega al boicottaggio anche il suo vino, e chi invece, pur prendendo le distanze dal gesto, sostiene che il vino va giudicato in sé, a prescindere dall'uomo che lo fa.
Per chi mi segue da più tempo, la mia posizione dovrebbe essere chiara, ma, ad abundantiam, la voglio ricordare. Io credo che l'essenza del vino sia il terroir e che
l'essenza del terroir siano non già la vigna o il clima o il terreno, bensì le persone: così mi ha insegnato la grande
tradizione francese, così mi dice la mia cultura umanistica italiana. Se
la persona è questa, che cos'è il suo vino? E non ho altro da aggiungere, né ho voglia di riassaggiare: troppo lontano dalla mia idea di vino, il suo vino.
Hai ragione Angelo. Per molti l'uomo fa parte del terroir solo quando fa comodo.
Esatto, Nic. Temo sia proprio così.
La penso esattamente cosi' pure io, per non regalargli un secondo di pubblicità non ho nemmeno citato l'accaduto sulle pagine del mio sito, non ne valeva la pena e non le merita. Ci sono altri modi " civili " di esprimere le proprie opinioni, non offendendo e spergiurando !
Roberto Gatti
Mi secca dover fare ancora pubblicità a questo indegno cittadino italiano, ma nel suo profilo facebook gli insulti alla Kyenge non sono i soli. In precedenza questo sottoculturato uomo aveva già preso di mira la GdF (attraverso Marco Milanese) e la Vezzali (non capisco bene a quale proposito.
Forse avremmo potuto accorgecene anche prima...
Vabbé, meglio tardi che mai...