[Angelo Peretti]
C’è dalle mie parti, sulle colline del Garda orientale, un’uva rossa che io – per carità, senza assolutizzare - reputo in genere poco adatta a fare vini rossi di valore, mentre a mio avviso può dare belle cose quand’è vinificata in bianco, e soprattutto con le bolle. Quell’uva è la rondinella, e prima o poi una riflessione bisognerà pur farcela. Silvio Piona usa appunto la rondinella vinificata in bianco e il trebbiano toscano, e forse anche un che di garganega, ma giusto un pelino, per fare il Verde Piona, cavallo di battaglia dell’azienda intitolata a papà Albino Piona, che ha sede, ora, nel comune di Villafranca, ma proprio a un tiro di schioppo da Custoza, dove sono le vigne e fino a poco tempo fa c’era anche la cantina.
Il Verde Piona è un “vino frizzante a fermentazione naturale in bottiglia” (così sta scritto in etichetta). Un “sur lie” si potrebbe dire. Anzi, un “sur lie” di Custoza, ma ovviamente fuori dalla doc, ché l’uvaggio non quadra col disciplinare e neppure la tipologia. In genere, nelle trattorie della zona, dove spopola per la sua grande facilità di beva e la festosa e disimpegnata effervescenza, lo si serve scaraffato, commettendo però l’errore di non versare l’ultima parte del vino, quella che può avere un po’ di “fondo”, che sono poi i lieviti, e così se ne perde una buona parte del piacere. Meglio sarebbe mettere un attimo la bottiglia a testa in giù prima di stappare. Inoltre, il Verde Piona va via appena fatto, e lo si beve così giovinetto, e se va via vuol dire che piace, ma è un vino che in realtà a mio avviso può dare il meglio di sé dopo qualche anno. Peccato che per qualche anno non lo conservi nessuno, e vada bevuto anzi di lì a pochissimi mesi, se non giorni, dalla messa in commercio.
A Silvio Piona ho chiesto di procurarmi, cercando tra le cose conservate in cantina, le ultime tre annate. Me le ha portate e qui sotto ci sono le mie impressioni.
Verde Piona 2010 Albino Piona
Ha netti profumi floreali: sono fiori bianchi. La bocca è croccante e succosa di mela granny smith. Accenni d’erbe. Salino. Sul fondo un cenno di pinolo. È scattante e sfoggia un’invidiabile giovinezza. Soprattutto, è ammirevole la pulizia.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Verde Piona 2011 Albino Piona
Esiste, nella vita evolutiva dei vini frizzati sui lieviti, una fase involutiva, che prelude ad una successiva riapertura. Il 2011 è in quella fase. Propone memorie di mela golden. È fresco e polposetto, ma in questo momento non spicca il volo.
Un faccino :-)
Verde Piona 2012 Albino Piona
Tornano i fiori, eleganti, che ho avvertito nel 2010. Il frutto, la granny smith, è croccantissimo. La bolla è misurata. La beva è invitante. Vino, ora, di grande immediatezza. Qualcosa mi dice che alla lunga potrebbe superare anche il 2010.
Due lieti faccini :-) :-)

Andrò a cercarlo di sicuro. Grazie :-)
Io lo compro sempre in pescheria.
È ottimo e ad ottimo prezzo.
E poi è del mio amico Silvio.
Elena C.
Bell'articolo Angelo, sarebbe divertente organizzare una degustazione di "sur lie" atipici, come appunto il Verde Piona e altri che non rientrano nelle DOC. Anche questo è un vinino che genera molto piacere
Mario Plazio