Tappo a vite: il fronte si allarga

9 dicembre 2013
[Angelo Peretti]
Visto oggi su Facebook, la pagina è quella di Pier Paolo Antolini, produttore di Marano di Valpolicella. Dice: "Si! Dal prossimo anno per la nuova annata di Valpolicella useremo il tappo a vite (stelvin) cosa ne pensate?" Per chi mi legge con maggiore frequenza è quasi inutile che io dica quel che ne penso: bravi, era ora! Credo che la capsula a vite - lo screwcap dice chi mastica l'inglese - sia un'ottima soluzione almeno per due motivi. Il primo è che si elimina il problema dell'odore di tappo, o comunque le molte aberrazioni che derivano dal sughero, soprattutto quello ricomposto. Il secondo è che se non si finisce la bottiglia, basta riavvitare e per un paio di giorni il vino resta integro, e non mi pare una cosa da poco.
Insomma, il fronte della capsula a vite si allarga, anche tra i piccoli produttori. Resta il fatto che i commenti degli italiani e degli stranieri sono molto differenti. Ne prendo, a titolo d'esempio, due dalla pagina di Pier Paolo.
Un italiano: "Dal punto di vista del risultato... Credo garantirà un'ottima chiusura... Perde però un po' di romanticismo... Il gesto antico dello stappare... E quasi per me un momento religioso..."
Uno straniero: "no problems with bad corks and easy to save the bottle till next day. Many exellent wines have screw cups and it does not make a less god wine. It's mostly tradition" (credo di non dover tradurre).
Ecco, qui da noi, in Italia, viviamo di tradizione. Anche quella più deteriore. Poi non stupiamoci se arretriamo giorno dopo giorno. 

7 commenti:

  • Stefano Menti says:
    9 dicembre 2013 alle ore 18:28

    Bravo Pier Paolo. Mi fa molto piacere.

    Con l'annata 2013 estenderemo la capsula a vite a tutti i vini secchi, fatta eccezione per frizzanti e spumanti.

  • Cristianmark says:
    9 dicembre 2013 alle ore 20:21

    Finalmente.

  • Anonimo says:
    10 dicembre 2013 alle ore 07:30

    Si il tappo a vite è una chiusura quasi perfetta, pratica, sicura, facile, ben venga nella maggior parte di vino imbottigliato, ma per carità teniamo anche le tradizioni, la poesia, ad un pranzo una vecchia bottiglia, leggiamo l'etichetta, stappiamo con eleganza, versiamo nel decanter, te lo vedi un sommelier ad aprire una bottiglia " annusare il tappo a vite". Buon Natale.MP

  • Cantrina says:
    16 dicembre 2013 alle ore 08:11

    Anche noi partiamo col tappo vite , solo sul Rosanoire 2013 per ora , un pò di apprensione per l'impatto sui clienti , ma più che convinti della bontà della chiusura per il vino .
    E un sommelier proprio non ce lo vedo ad annusare un tappo vite , proprio perchè non c'è nulla da annusare ... se non il vino !!!

  • Angelo Peretti says:
    16 dicembre 2013 alle ore 08:42

    @MP. Onestamente, che il sommelier annusi il tappo non me ne importa assolutamente nulla: dal tappo puoi rilevare qualcosa solo nel caso di un forte inquinamento da Tca, ma nella stragrande maggioranza dei casi non è quello il problema indotto al vino dal tappo, trattandosi di altre, ben più diffuse alterazioni del profilo del vino. Quanto al decanter, se vedo qualcuno usarlo per una vecchia bottiglia, be', mi incavolo non poco: così l'ossidazione è garantita. Il decanter lo vorrei invece per i vini giovani, alti di solforosa, ma non c'è una volta che lo usino per questo. Basta con i riti stantii, andiamo alla sostanza, e di sostanza devono imparare a usarne parecchia anche i sommelier.

  • Angelo Peretti says:
    16 dicembre 2013 alle ore 08:42

    @Cantrina. E brava Cristina, avanti così.

  • Anonimo says:
    16 dicembre 2013 alle ore 10:00

    Perfetto il commento di Angelo. I rituali servono a poco se non a giustificare il prezzo (mistico) di certe bottiglie. Dobbiamo imparare a dissacralizzare. Quanto poi all'uso del decanter: non trovi un sommelier che lo usi in maniera appropriata. Ma cosa insegnano ai corsi? Non si usa mai con i vini vecchi.
    Mario Plazio

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