[Angelo Peretti]
Qualcuno potrebbe dire che mal comune è mezzo gaudio, ma in realtà il mal comune è semplicemente un male che tocca a tutti. Così mi fa una certa impressione vedere che anche in Francia ormai le terre vitate sono sotto assalto: valgono molto meno dei lotti edificabili, e dunque il cemento avanza. Ho letto su WineNews che "notizie allarmanti provengono dalla Francia e precisamente dall’Institut National des Appellations d’Origine (Inao), che sovrintende alle denominazioni transalpine". E le notizie che destano allarme sono queste: "Gran parte delle zone di produzione viticole più importanti di Francia sono messe sotto pressione dall’urbanizzazione, o meglio, della cementificazione selvaggia. Nuovi insediamenti residenziali, parcheggi, autostrade e altre strutture son praticamente costruiti su terreni a vigneto, tanto da non permettere più a nessuno di stabilire con un buon grado di precisione i confini reali delle denominazioni".
Ecco, anche i francesi, come gl'italiani, toccano con mano una realtà durissima: lavorare la terra rende sempre meno, e dunque tanta terra non viene più dedicata alla vigna o ad altre coltura, ma cade nelle mani della speculazione edilizia.
Lo dico da tempo: credo che la nozione d'ambientalismo vada rivista. Radicalmente. Perché se non riesco a fare in modo che chi coltiva la terra ci guadagni abbastanza da mantenerci la famiglia, allora è tutto inutile: la terra non si salva. Ma la sorte della terra è nelle mani di tutti e di cuascuno, perché per consentire che la terra non venga cementificata c'è una maniera: acquistare in maniera consapevole i prodotti di chi la terra la lavora, facendo così in modo che il montanaro resti in montagna, il contadino resti sulla sua terra. Non servono a niente i cortei, i megafoni, le interviste, gli strepiti, le contestazioni, gli striscioni, gli appelli. L'unico vero gesto rivoluzionario è quello di comprare i prodotti dei contadini essendo disposti a pagarli di più dei prodotti industriali. Allora il reddito del contadino sarà sufficiente a garantirgli di mantenere adeguatamente la famiglia, e non cederà alle lusinghe degli immobiliaristi.
Da noi, in Italia, la terra agricola è sotto assedio ormai da lungo tempo. Ora giunge il grido d'allarme dalla Francia vinicola, e anche lì "sempre più spesso il valore dei terreni edificabili è diventato di gran lunga superiore a quello destinato ai vigneti, anche in zone e denominazioni di primo piano".
Sissignori, la deriva va fermata, e nessuno può chiamarsi fuori: ogni volta che andiamo al supermercato, al ristorante, al bar, ogni volta che facciamo colazione o che pranziamo siamo chiamati a fare una scelta in favore del contadino o dell'industria. Una scelta: è questa che ciascuno di noi deve compiere.
Non solo pagando di più i prodotti agricoli che vengono direttamente dal contadino lo aiutiamo a mantenere la sua famiglia e il suo territorio, ma anche mangiamo più sano e ci ammaliamo di meno sia noi che i nostri figli.
Non solo il cemento divora le vigne: anche i pannelli fotovoltaici su suolo fertile, gli impianti a biogas progettati in luoghi non idonei, la conversione della produzione agricola da destinazione alimentare a biocarburanti. Sono varie facce della stessa medaglia: il consumo di territorio a scapito dell'agricoltura e del lavoro dei contadini, dei vignaioli, degli allevatori. Comprando i loro prodotti possiamo fare molto, non solo per loro ma anche per noi stessi. Oltre a mangiare più sano (anche se non sempre questo è vero ma sta a noi selezionare i produttori), eviteremmo inquinamento dovuto al trasferimento delle merci (un pomodoro mediamente percorre 1200 chilometri per arrivare sulla nostra tavola) e, soprattutto, l'abbandono delle campagne e delle montagne. Tutto a vantaggio del governo del territorio con conseguente riduzione di frane, alluvioni e dissesti vari. L'ambientalismo comincia proprio da qui e sono assolutamente d'accordo con Angelo: evitiamo cortei, convegni, prese di posizione urlate. Come diceva don Pino Puglisi a proposito della mafia: "se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo fare molto".
Mauro Pasquali
Mi permetto, se posso, una precisazione. Non è sempre vero che acquistare i prodotti dal contadino sia più caro. Il meccanismo che si è ingenerato è perverso ed è ciò che va combattuto: se io alla GDO pago un chilo di insalata 2 euro, solo una frazione ridicola di questi va al contadino. Se vado dal contadino, lo stesso chilo lo pago da 1 a 1,50 euro, col risultato che il contadino guadagna molto di più e io, oltre a mangiare meglio, risparmio pure.
Il problema, per come lo vedo io, è che i "farmer's markets" fanno fatica a diffondersi.
Hai ragione Luca. Qualche volta però, io pago di più al farmer market. In linea generale però, la media mi fa pagare tanto quanto la GDO, con una qualità superiore però.
@Luca. Non è sempre vero, certo, ma lo è certamente per alcune tipologie di prodotto. Penso ad esempio all'olio extravergine di oliva. Il divario di prezzo fra un olio industriale da scaffale e un olio prodotto da un olivicoltore è sensibile, e si aggira anche sui 10-15 euro a bottiglia. Ma se vogliamo che l'olivicoltura di tradizione, soprattutto delle aree marginali, continui ad esistere, dobbiamo essere disposti a pagarla, questa differenza.
"mangiare è un atto politico", dice Petrini...
Ed ha perfettamente ragione!
Purtroppo è solo questione di cultura ... ci sembra caro un litro di buon olio di oliva a 10/15 euro, che mettiamo nel nostro motore, mentre quello che mettiamo nel motore dell'automobile lo paghiamo anche 20 e più euro al litro.
@Marcello. Condivido. La frase, peraltro, è leggermente diversa. Si tratta di una citazione, cara a Petrini, del poeta e contadino americano Wendell Berry. Dice: "Mangiare è un atto agricolo". Su questa affermazione Carlin ha basato la sua definizione di "coproduttore" per chi acquista e consuma prodotti agricoli.
@Giordano. Hai ragione, è così. Tristemente così.
Ieri sono stato realtore all'università degli anziani.
Tema: il Vin Santo di Gambellara.
Dopo la conferenza, la degustazione. Gli arzilli studenti, non sono stati sorpresi nel constatare che una mezza bottiglia costa € 50,00. Più di qualcuno mi ha detto: l'olio di oliva (extravergine) buono costa sui 15 € il litro. Se vai al supermercato lo trovi a meno di 10 ma... che olio è?