[Angelo Peretti]
Era il 26 ottobre del 2009, ed è dunque passato un bel po' di tempo, quando pubblicavo su InternetGourmet il mio "Elogio del vinino", ossia il "Manifesto per la piacevolezza dei vini da bere". Insomma: volevo, come s'usa dire, "sdoganare" i vini semplici ma non banali, che esprimono insieme beva e convivialità e abbinabilità e territorialità. Della cosa si parlò parecchio sul web, e anche fuori dal web, visto che la questione del vinino fu pure al centro di un convegno al Vinitaly. Poi ho gradualmente abbandonato la definizione, perché ritenevo che i tempi non fossero maturi, giacché continuava l'infatuazione per il vinone, e - giusto per dire - il successo sempre travolgente dell'Amarone e del Ripasso valpolicellese lo confermano. Tuttavia, di recente ho visto che di vinino si torna a parlare, di tanto in tanto, sul web. E forse è dunque il momento per riparlarne.
Per il momento, peraltro, mi limito a ritirar fuori la definizione dal cassetto perché ho bevuto di recente un eccellente vinino: il Tai Rosso dei Colli Berici 2012 di Rezzadore. Ecco, questo è una specie di archetipo del "mio" vinino: territorialità assoluta, al punto che lo riconosceresti fra mille, e beva infinita, con quel suo essere simile a una spremuta di piccoli frutti di bosco, intrisi di spezia leggera, ed eleganza sottile. Un vino che mi gratifica. Un vinino perfetto. MI sa che mi toccherà rilanciare la questione del vinino.
Colli Berici Tai Rosso 2012 Rezzadore
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Angelo, sinceramente non mi è mai piaciuto il termine "vinino" ma al contrario mi piace sempre tantissimo la definizione che ne hai dato. E adesso mi tocca andare a cercare anche questo Tai :-)
Oggi provo un doppio piacere nel leggere questo post. Primo, perché rinfresca quel concetto, il vinino, che tanto ho apprezzato e continuo ad apprezzare. Secondo, perché si occupa di un vino che io amo, di beva facile ma non banale, per troppo tempo vituperato e che sta invece dimostrando, grazie a produttori attenti, che le sue potenzialità sono enormi.
Confermo e concordo con Angelo su questo Tai e sul Tai Rosso in generale.
Un grande vino che, quando fatto bene come in questo caso, è al tempo stesso vinino e grande vino, per piacevolezza di beva, territorialità e convivialità.
Purtroppo nella zona dei Colli Berici molti hanno grande confusione in testa e stanno trascurando questo grande emblema del territorio a favore di scorciatoie (ammesso che lo siano) commerciali. Produttori piccoli e grandi non capiscono la miniera d'oro che hanno nelle vigne e si ostinano a cercare di imitare (male) altre denominazioni vicine e lontane.
Proprio un peccato che i primi a non credere nel Tai Rosso (salvo poche ed eccellenti eccezioni) siano proprio i produttori dei Colli Berici
Mauro Pasquali