[Angelo Peretti]
Che cosa succederà domani e doman l'altro non lo so. Come voteranno gli italiani, intendo. Ai sondaggi proprio non ci credo, e non è per colpa dei sondaggisti. Il fatto è che troppa gente non s'esprime, e anche chi lo fa bisogna vedere se dice le cose come stanno. So solo che in questi giorni ho trovato un sacco di gente che mi chiede cosa fare. Mica che che sia io a entrare in argomento. Me lo chiedono, magari solo per quel po' di effimera notorietà che ho sul territorio, e in tutta onestà faccio fatica a dar loro una risposta, con quest'aborto di sistema elettorale. Mai prima d'ora avevo toccato con mano un simile disorientamento, epperò non credo che staranno a casa: voteranno, credo che lo faranno, e nessuno sa prevedere come, se s'affideranno al calcolo o alla rabbia.
Mai prima d'ora m'era neppure capitato di girare per le città e imbattermi in così tanti negozi con la serranda abbassata e d'incrociare gente vestita decorosamente che chiede la carità. Gente come me, come noi, caduta nell'indigenza. Gli altri, quelli che ancora resistono, e si aggrappano al lavoro, quel lavoro che manca sempre di più, sono vessati, torturati da una burocrazia d'insopportabile invadenza. In ogni campo, in ogni settore. Quasi che la politica la usi come scudo, come barricata: uno steccato di carte a separare il mondo reale da quello dei mestieranti di partito.
Cosa accadrà domani o dopodomani non lo so. Però so che l'Italia non sarà più come prima. Per forza. So poi che questi prossimi mesi saranno durissimi, e che sarà proprio la loro durezza, più che l'esito delle urne - e forse, e temo, anche a seguito dell'esito delle urne - a far piazza pulita dell'Italia che è stata.
Nulla sarà più come prima, in nessun settore: la selezione della specie sarà spietata, in ogni ambito, anche fra chi fa vino, anche fra chi fa ristorazione. In parte la selezione è già in atto, ma penso che per ora stiamo solo vedendo le prime scene del film: ai titoli di coda manca una vita.
Chissà come evolveremo. Ma evolveremo, come sempre si fa per sopravvivere.
Io andrò a votare, anche se mi fa schifo votare senza poter scegliere una faccia, e anche questo è un affronto insopportabile per chi va a mettere una croce su una scheda.
Sono d'accordo. Andró a votare anch'io, nella quasi certezza che la mia scelta non sará quella vincente. Ma non andare a votare non risolve il problema. É come quello che dice:"in questo ristorante non c'é nulla che mi piaccia, perció non mangio". Mica puoi digiunare per sempre! E allora le alternative sono: adattarsi a quel che passa il menú, o cambiare ristorante. Nel nostro caso, cambiar Paese, emigrare. Ma anche questo é un lusso che non tutti possono permettersi.
Parole sante. Un po' son persino contento, quando vedo il numero enorme di persone che non sanno niente, non hanno idee su nulla [e comunque non sarebbero in grado di esprimerle], non s'interessano di niente se non dell'ultimo bene di consumo di grido [e ora, eventualmente, della mancanza di mezzi per portarselo a casa] e poi stridono come polli da batteria quando gli tolgono la pastasciutta dal piatto. Quello che ci aspetta è anche per loro.
@ Angelo,
io sono andato a votare le primarie del PD e ho scelto il leader; poi sono andato a votare le "primarie-parlamentarie" e ho scelto il candidato (che fatalità ha vinto e quindi, molto probabilmente andrà a Roma).
Di conseguenza conosco la sua faccia e potrò guardarlo negli occhi e chiedere conto della sua attività.