[Angelo Peretti]
Così come accade per i sondaggi e gli exit poll elettorali, prendo sempre abbastanza con le pinze le indagini di posizionamento e le ricerce di mercato, anche se riconosco che abbiano un ruolo essenziale, insostituibile per chi fa marketing. Così, mi verrebbe da dire "evviva, evviva!" leggendo che l'analisi di mercato realizzata a febbraio 2013 da Swg per Olio Capitale, il salone degli oli di qualità che s'è svolto a Trieste, avrebbe dimostrato che per i consumatori italiani d'extravergine il fattore che conta maggiormente non è più il prezzo, bensì l'origine del prodotto.
Sarebbe una svolta, finalmente. Anche se mi pare che sugli scaffali della gdo non sia questa la situazione, e invece continuino a dominare gli oli, appunto, "da scaffale", d'incerta origine. In ogni caso, un comunicato stampa spiega che lo studio, condotto nella settimana dal 4 all'11 febbraio 2013 coinvolgendo 1.500 famiglie avrebbe appurato che "negli ultimi sette anni gli italiani hanno iniziato a privilegiare l'origine del prodotto come fattore determinante nella scelta d'acquisto". Questa sì che è una bella notizia.
Stando sempre al comunicato, Roberto Weber, presidente della Swg, afferma che "è l'origine il nuovo magnete: il 34% lo indica come primo fattore di scelta, segue il prezzo con solo il 17%. Nel 2007 la quota di popolazione per cui era determinante si fermava all'8%, mentre al 31% si trovava il prezzo. L'origine è un elemento che rassicura, non a caso ben il 35% dichiara di comprare olio direttamente dal produttore: in questo modo può avere la certezza assoluta sulla provenienza delle olive".
Ok, prendo per buone queste affermazioni e ne gioisco. Con un distinguo: ma se l'olio non è dop, chi mi certifica che davvero il contadino mi stia vendendo il succo delle sue olive? Commetto proprio peccato a pensar male?
Bravo Angelo: il punto è proprio questo. Se l'olio non è DOP chi mi certifica che in quella bottiglia, ben pubblicizzata da una campagna ambientata nella campagna toscana o pugliese, ci sia davvero olio toscano o pugliese?
Chi mi assicura che l'azienda di quella nota etichetta che nell'immaginario collettivo ha sede in Toscana, imbottigli proprio olio toscano?
Non è che il consumatore privilegi l'origine proprio grazie a questa confusione, confondendo la sede dell'azienda con l'origine dell'olio?
Sarebbe stato bello che oltre a valutare il comportamento di acquisto in base alle variabili note, Swg avesse chiesto qual è il criterio con cui il consumatore identifica l'origine dell'olio. Ma forse questo il committente non voleva che fosse chiesto.
Poi sul 35% che acquista proprio dal produttore ho qualche perplessità, esattamente come te: forse il 35%, in buona parte, fa acquisti occasionali e per corrispondenza da grandi imbottigliatori e confonde l'acquisto dal produttore con la certezza dell'origine.
Mauro Pasquali
Bravo Mauro: questo è davvero un grande problema
Credo invece che il problema sia un altro. Perché demonizzare i piccoli produttori che da sempre sostengono l’agricoltura e la qualità dell’olio ?
L’origine delle olive non ne garantisce in modo assoluto la qualità, meno che mai le certificazioni; avete mai preso in mano un disciplinare di produzione?
In un disciplinare sono presenti in media una decina di cultivar che vengono blendate in % varie da non garantire una caratterizzazione assoluta del prodotto, figuriamoci con le cooperative con centinaia di produttori, decine di frantoi diversi e quindi una bottiglia per decine di oli diversi! Come se prendessi dieci bottiglie della stessa annata di un noto vino di un determinato produttore e trovassi diversi uvaggi e sentori, insomma, una lotteria!
Il vino insegna: disciplinari creati dopo il successo di un vino e vini diventati famosi dopo l’uscita dai disciplinari.
Le Dop servono solo a difendere interessi regionali non la qualità dell’olio, oppure volete affermare che l’olio pugliese o calabrese non possono essere di qualità?
Il problema vero è fare cultura sulla qualità dell’olio, insegnare ad assaggiare, acquistare al frantoio assaggiando, inducendo così una produzione di qualità.
Vi sembra giusto che alcune Dop si vantino di poter abbinare il loro olio all’insalata, al pesce di lago e di mare, alle zuppe, e, alla fine, a piatti tradizionali come l’agnello …. Una panacea ! Ricordiamoci che con un semplice assaggio taglieremo fuori dalle nostre tavole tutto l’olio di dubbia qualità e origine assolutamente certa.
Come se prendessi un Brunello di Montalcino e lo abbinassi a tutto….. anche all’insalata.
La provenienza delle olive è l’ennesimo specchietto per le allodole per allontanare il consumatore dalla realtà dell’olio extravergine.
Piero Palanti.
Condivido i dubbi sui disciplinari e sui blend: figurarsi che mi sono ripetutamente sentito dire che sono un "traditore" delle dop perché mi piacciono i monocultivar. Vabbé, succede. Vero, bisogna assaggiare, e valutare avendo assaggiato. Ma per far questo occorre avere cultura dell'assaggio, e per l'olio non è per niente facile: vedo ancora, nelle varie manifestazioni, i produttori, anche quelli piccoli e di qualità, che fanno provare il loro olio versandolo sul pane da bottiglie aperte da ore ed ore. Ce n'è del lavoro da fare sull'extravergine. Tanto.
Ribadisco una cosa detta tempo fa: se un olio lasciato aperto, diciamo, 6 ore sviluppa un difetto è un olio di scarsissima qualità.
Seconda cosa: l'origine dell'olio dice ben poco sulle sue caratteristiche... Salvo eccezioni (Garda), quello che conta è la cultivar. Basta con sta storia "a me piace l'olio toscano / pugliese ecc"... Che non significa (quasi) nulla.
Terza cosa: il consumatore medio non distingue un olio difettato da un olio buono, per lui l'olio buono è quello che consumaa a casa: se ha la fortuna di averlo trovato buono, bene, altrimenti ti dirà che un olio ottimo non gli piace perché "sa di erba"... Mentre un olio con riscaldo o una bella piqual spagnola (contenuta in tutti gli oli di grande marca) è ottima.
No demonizziamo la Picual spagnola, perché se fatto bene è un olio magnifico, se non facciamo qualcosa per l’olivicoltura italiana la Spagna ci “ungerà” anche con la qualità entro pochi anni!
Piero Palanti