Il Lugana si è ingrassato

22 luglio 2013
[Angelo Peretti]
Interessante riflessione di Carlo Macchi, patron di Winesurf, sul presente e sul futuro del Lugana. Così interessante che davvero - credetemi - non posso esimermi dal riprenderla e dal rilanciarla, perché ritengo che sollevi una questione cruciale per chi ha a cuore il bianco trebbianista che viene sulle argille a sud del Garda. Dice dunque Carlo: "Quello che mi preme sottolineare, aldilà della ormai 'ripetitiva' piacevole grassezza del vino è il cambiamento che sta avvenendo nella sue possibilità di invecchiamento. Mi ricordo che solo 5-6 anni fa si trovavano diversi Lugana con sulle spalle 3-4-5 anni di maturazione, che mostravano ancora buone possibilità di invecchiamento, mentre nei nostri ultimi assaggi la stragrande maggioranza dei vini del 2011 o di annate precedenti mostravano chiari segni di stanchezza in bocca e al naso. Non è per caso che i 12 grammi massimo di zucchero residuo e comunque  'l’ingrassamento' in genere del  Lugana giovi ben poco all’invecchiamento? In altre parole, se io vino mi devo portare dietro una struttura snella, dove l’acidità e fattore principale, non ho poi difficoltà a maturare bene e ad andare avanti per alcuni anni; ma se devo trainarmi dietro anche  un sovrappeso, una specie di 'sovrastruttura' forse le mie capacità di invecchiamento possono subire uno stop".
Ecco, Carlo ha espresso perfettamente quanto anch'io penso stia accadendo. Il Lugana è un vino di successo. Anzi, di grande successo. Le quotazioni delle uve sono molto alte, quelle del vino pure. I numeri sono cresciuti sensibilmente, gli ettari vitati pure, arrivando a superare i mille ettari. A me fa piacere, molto piacere, se chi fa vino ci guadagna: è nell'interesse di un intero territorio che questo accada. Eppoi qualche piccola responsabilità in questa nouvelle vague luganista penso pure di avercela, e in effetti mi viene anche riconosciuta dagli stessi produttori, il che non è sempre scontato che accada. Però quel che scrive Macchi è sacrosanto.
A me piace il Lugana che sa tenere il tempo. Che sa esprimere, dopo l'irruenza del primo anno, la graduale, ma netta virata verso quei sentori d'idrocarburo che derivano dalla combinazione del trebbiano con le argille dell'areale d'origine. Ecco, da qualche tempo faccio fatica a percepire quest'aristocratica virata. E il motivo credo stia proprio nell'eccessiva grassezza - nella "sovrastruttura", usando un'appropriata parola presa da Winesurf - cui il Lugana è arrivato. Carlo ha espresso bene il concetto.
Capisco che un Lugana bello cicciotto faccia bene alle vendite. Non so però se fa bene anche all'identità luganista. Non penso.

3 commenti:

  • Stefano Menti says:
    24 luglio 2013 alle ore 14:08

    Ipostesi attendibile quella del vino cicciotto che cade presto.

    Succede sempre più di sovente nel mondo dei vini di successo.

    A questo punto preferisco rimanere uno sfigato e bere la vibrante, fresca e diritta garganega di Gambellara a vita.

  • gototurista says:
    26 luglio 2013 alle ore 11:54

    ma come il Lugana non è un bianco raffinato, longevo come pochi, di classe, versatile ma non complicato.......^_^

  • ambra tiraboschi says:
    28 luglio 2013 alle ore 18:52

    ciao Stefano, e non sentirti sfortunato se ti piace la garganega di gambellara - ognuno di noi ha il dovere di farsi un suo gusto personale e di bere di conseguenza - io preferisco continuare a pensare il lugana bianco raffinato, longevo come pochi, versatile e talvolta complicato ... e mi piace sempre leggere di lugana, guai se non se ne parlasse - grazie, Ambra

Posta un commento