[Angelo Peretti]
Se c'è una persona che avrei voluto conoscere in questi anni in cui mi sono occupato di vino, questa è Marcel Guigal. Il re della Cotes du Rhône, sovrano del Rodano. Un po' vigneron, un po' - parecchio, ma parecchio parecchio - negociant, come nella miglior tradizione francese, che non guarda certo con sospetto il bravo commerciante. Uno che mette in commercio ogni anno sei milioni - diconsi sei milioni - di bottiglie, e non c'è un vino che sia meno che eccellente, credetemi. Il che può sembrare sconvolgente, soprattutto se per "eccellente" si considera non già e non solo la correttezza enologica, ma anche - e forse soprattutto - l'attenzione ai caratteri identitari della zona e dei vitigni.
Poi, la gamma di prezzi è ampia, amplissima, come del resto il catalogo: si va dai Côtes du Rhône "base" che viaggiano intorno ai 7 euro la bottiglie sullo scaffale, fino alla mitica - e direi mitologica - triade dei "La La La" della Cote-Rotie (sono La Mouline, La Turque e La Landonne), per la quale occorre essere disposti a sborsare qualche centinaio di euro a bottiglia, qualche centinaio cadauna intendo, soprattutto nelle annate di punta. Il che ha dell'incredibile.
Ecco perché se avessi potuto scegliere un colloquio francioso, avrei scelto di incontrare lui.
Ora, qui voglio parlare proprio del Côtes du Rhône rosso "base" di Guigal, che acquisto ogni anno puntualmente da un decennio e che trovo, vendemmia dopo vendemmia, di mio totale gradimento. Ne ho appena bevuto una bottiglia dell'annata 2010, comprata on line a 7,20 euro: ha avuto 89 centesimi da Robert Parker e 88 centesimi da Wine Spectator, e non è mica poco, proprio per niente. Be', di questo "base" del 2010 dagli Établissements Guigal ne ne sono uscite - lo si dichiara sul sito dell'azienda - qualcosa come tre milioni e mezzo - occhio: tre milioni e mezzo - di bottiglie, che vuol dire ben più della metà della produzione totale dell'azienda, e scusate se è poco.
Viene da uve di syrah (il 49 per cento dicharano), grenache (una briciola in meno) e un po' di mourvèdre (solo il 3 per cento). Fa un anno e mezzo di legno, ma non te ne accorgi. Gradisci invece - eccome - il fruttino (la mora, il mirtillo) e il tannino ben modulato e la beva invitante, e il vino va giù un bicchiere dopo'altro. Per esperienza so che tiene qualche po' di tempo che è un piacere: bevuto a cinque-sei anni dalla vendemmia (e dunque a due-tre dall'imbottigliamento) lo si trova, in genere, in forma smagliante.
Insomma: un bel rosso, che riesce a coniugare identità, territorialità, beva e prezzo. Nel suo genere, un fuoriclasse senza molti rivali. Che altro chiedere?
Chapeau, monsieur Guigal.
Côtes du Rhône Rouge 2010 E. Guigal
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
... il vino rosso del mio matrimonio... mmm