I numeri del rosé

24 luglio 2013
[Angelo Peretti]
La Francia fa un sacco di rosé, ma non le basta a soddisfare la domanda interna, e dunque importa vini rosa. L'Italia fa un sacco di rosè - anche se un po' meno rosé della Francia -, ma se fosse per la domanda interna, le cantine resterebbero piene, e dunque esportiamo la gran parte dei nostri rosati. La differenza è culturale, come spesso accade confrontando l'Italia e la Francia del vino.
I dati sulla produzione mondiale dei rosé, ma anche sul consumo e sull'export della tipologia in rosa, li fornisce un sito che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo: è "I numeri del vino", di Marco Baccaglio. Scrive che i rosati "rappresentano meno del 10% della produzione totale mondiale di vino. Il segmento però ha un dinamismo forse superiore alle altre categorie, anche in prospettiva (data la propensione del prodotto a essere consumato come aperitivo). Inoltre, ci sono delle peculiarità non indifferenti. Per esempio, che la Francia ne produce quasi il 30% del totale ma non è in grado di soddisfare la domanda interna che rappresenta una quota a mio avviso colossale del consumo totale di vino (oltre 7 milioni di ettolitri su un consumo stimato a poco meno di 30 milioni di ettolitri). O per esempio che gli americani sono dei fans del vino rosato (non come i francesi!) e che invece gli italiani ne bevono pochissimo e quindi la maggior parte della produzione viene esportata".
Chiarisce poi Baccaglio che "si producono nel mondo 23-24 milioni di ettolitri di vini rosati, un livello sostanzialmente stabile negli anni. L’80-85% della produzione si concentra in 5 paesi. Il leader, la Francia, con circa 6.5 milioni di ettolitri, seguita da Italia a 4.7 miloni di ettolitri, USA 3.5 milioni e Spagna 3.1 milioni e poi Germania con circa 1 milione di ettolitri. Dal punto di vista dei consumi, invece, le cose cambiano un bel po’, sostanzialmente perchè noi italiani non ne beviamo tanto, mentre sia i francesi che gli americani ne bevono molto. In Francia si raggiunge il paradosso del maggior produttore mondiale che è costretto a importare prodotto dall’estero per poter soddisfare i bisogni. Tra i grandi consumatori di vino rosato vanno anche annoverati gli inglesi, con il 6% del totale (naturalmente tutto importato) e i Russi che però se ne producono circa la metà in casa".
Per quanto riguarda la situazione italiana, "l’Italia produce vini rosati sostanzialmente a scopo esportazione, dato che della produzione di 4.7 milioni di ettolitri, soltanto 1.1 milioni vengono consumati, se ne importa pochissimo (0.1 milioni di ettolitri) e addirittura 3.6 milioni di ettolitri viene esportato".
Ecco, ho voluto riportare ampi stralci del pezzo che compare su "I numeri del vino" perché sono lucidissimi, chiarissimi. Per parte mia, insisto: da noi c'è un problema culturale. Da noi, nel comune sentire popolare, il vino è rosso, tutt'al più bianco, il rosato viene considerato un meticcio, un mezzosangue senza arte né parte. Finché non supereremo questo pregiudizio non diventeremo adulti. Per superarlo occorrerebbe far fronte comune tra le varie aree rosatiste, e lo stesso si dovrebbe fare per ottimizzare l'export, soprattutto dal lato dei prezzi. Ma si tratta - per ora - semplicemente d'una pia illusione. Perché a considerare il rosato un mezzosangue senza arte né parte sono spesso le stesse istituzioni. E così il pregiudizio continua a fare proseliti.

1 commenti:

  • Vittorio says:
    28 luglio 2013 alle ore 00:33

    Dati sorprendenti, tra l'altro noi italiani i rosati li sappiamo fare piuttosto bene.

Posta un commento