Guida poco che devi bere: le regole

9 agosto 2013
[Angelo Peretti]
La tesi è di una semplicità disarmante: siccome i giovani bevono comunque – e quando dico bevono, intendo che bevono alcolici – allora è inutile dirgli di non bere, e tanto vale invece insegnare loro come bere senza farsene travolgere. La tesi non è mia, è di uno scrittore sui generis, Mauro Corona. Non mi è mai particolarmente piaciuto quel suo essere personaggio a tutti i costi, quel suo andare alle presentazioni dei suoi libri o negli studi televisivi in canottiera e bandana. Non mi piacciono i personaggi, ma il suo libro mi è piaciuto, perché è schietto, perché dice pane al pane e alcol all’alcol. Intendo il libro che è uscito da poco e che si intitola così: “Guida poco che devi bere. Manuale a uso dei giovani per imparare a bere”. Mi stupisce, semmai, che non ne siano (ancora) nate polemiche, visto che dà del demagogo a chi si ostina a dire che non bisogna bere. O forse no, forse polemiche non ce ne sono semplicemente perché dice la stessa cosa: l’alcol provoca dipendenza. Solo che lo dice senza fare il moralista. Volete bere? E allora bevete, ma non perdetevi dentro all’alcol. “Per bere evitando di facassarsi il naso – scrive -, esistono regole non scritte che possono essere utili, giacché tutti, prima o dopo, per tempi brevi o lunghi, anche una sola volta, possono imbattersi nell’alcol e diventare marionette”. Regole che a volte possono sembrare banali, e che spesso non hanno alcun fondamento scientifico. Le regole dei bevitori, che non guariscono, ma spesso salvano.
Per esempio “bere un solo tipo di alcolico, per quanto vi è possibile vino, ancora meglio se rosso” e “bere adagio e mai roba fredda, soprattutto mangiando qualcosa” (niente “misture” ghiacciate di superalcolici e bibite, perché “all’improvviso la mistura va in circolo, ma di botto, come un colpo di pistola, e si parte per la tangente”) e “mai passare dai gradi alti a quelli bassi, bensì il contrario”. Poi “non mettersi alla guida di alcun mezzo e, men che meno, far guidare sconosciuti” e ancora “se avete bevuto troppo, chiamare qualcuno che vi porti a casa, genitori compresi” e forse è questa la decisione più difficile da assumere per il ragazzo che si è sbronzato: chiamare a casa, confidarsi coi genitori, farsi venire a prendere. Che poi è una cosa difficile anche per i genitori che ricevessero la telefonata, ma è meglio ricevere questa, di telefonate.
Insomma, regole così, e ce ne sono parecchie nel libro. Che in qualche modo responsabilizzano quando si è varcata la soglia dell’irresponsabilità. Come quella che invita le ragazze a non perdere mai di vista il loro bicchiere, perché “potrebbe accadere, come spesso è avvenuto, che qualche farabutto vi butti dentro delle sostanze che rendono inermi, passive e perdute. Col rischio di svegliarsi chissà dove, violentate, picchiate, brutalizzate e quant’altro”.
Regole che talvolta possono far sorridere, invece non devono. Perché forse sono le uniche che i ragazzi possono comprendere, e pazienza per i moralisti.
Leggetelo: 12 euro, Mondadori.

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