In lode della semplicità

19 agosto 2013
[Angelo Peretti]
Adesso che l’ha detto lui, non ho più timori, e grido: “Viva la semplicità”. Lui è “lui”, papa Francesco. “Dobbiamo recuperare la grammatica della semplicità”, ha detto. Sono fioccati i commenti. Entusiasti. Il più bello che ho letto è quello di Aldo Grasso su “Io Donna”, il magazine del “Corriere della Sera”: “Papa Francesco - dice - ha tessuto l’elogio della semplicità, che non significa banalizzazione. Tutt’altro. Ci vogliono abilità, preparazione, tenacia per applicare le leggi della semplicità: prudenti come serpenti e semplici come colombe”. Così ha scritto Grasso. Non vi sembri irriverente o blasfemo se sposto questi concetti al vino e neppure arrogante se mi autocito, però è da qualche anno che cerco di affermare la bellezza dei vini semplici che non sono banali, quei vini cui ho dato l’appellativo di “vinino”. La semplicità è una forma altissima di bellezza, e non è sciatteria, tutt’altro. “La parola - dice Grasso - deriva dal latino, simplicitas, ed esprime la qualità di ciò che è semplice: facile a dirsi, difficile da ottenere”. Come il vinino, che è semplice, appunto, ma in quella semplicità sa raccontare una terra, una cultura, una vigna, una persona: “Facile a dirsi, difficile da ottenere”, ecco, proprio così. Adesso che l’ha detto lui, voglio sperare che siamo un po’ meno soli, noi che adoriamo la bellezza della semplicità. Anche nel vino. Non solo nel vino.

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