La cavalcata dei 14 Champagne

17 agosto 2013

[Angelo Peretti] 
Quattordici Champagne. Di vario stile. Un bel confronto, una maratona bollicinosa. L’abbiamo affrontata, questa marcia champagnosa, in una diecina di volenterosi bevitori. Accompagnando il calice con un salume “povero”, che tuttavia con la bolla ci sta in perfetta sintonia: il cotechino. Anzi, i cotechini: uno veronese, più colloso e a trama larga e più cartilagineo che carneo, l’altro vicentino, più minuto e meno grasso e un po’ più alto di sale. Bel match, sia quello enoico, sia quello norcino, il tutto nel dì di ferragosto. Del confronto salumaio non dico, non è questo l’oggetto. Degli Champagne racconto invece qui di seguito, in stretto ordine di presenza sulla tavola. Avvertendo che abbiamo “votato” ciascun bicchiere in una scala di piacevolezza da zero a dieci, ammettendo il mezzo punto. Poi si è fatta la media. Di ciascun vino espongo la mia valutazione e quella media, così potete farvi un’idea. Aggiungo solo che vari di questi Champagne li ricomprerò, e questo è un chiaro indicatore del fatto che mi son piaciuti.
Champagne Extra Brut Pinot Blanc Piollot 
L’unico limite è la sboccatura recente: marzo 2013. Ma questo pinot bianco – non è facile trovarne Champagne fatti solo con quest’uva – sa il fatto suo. Teso, vegetale, a tratti floreale, scattante, affilato. Qualche altro po’ di tempo dovrebbe fargli bene. Per me 8,5, in media 7,27.
Champagne 2004 Ernest Remy
Pinot nero dal Grand Cru di Mailly-Champagne. L’origine varietale si legge nel delizioso fruttino – cassis soprattutto, e fragolina – e il carattere sta nella bella presenza salina. Il mix è d’appagante piacevolezza. Vino sostanzioso e nel contempo cremoso. Per me 9, in media 8,41.
Champagne Brut Nature Guy Charlemagne
Settanta chardonnay, il resto pinot nero. D’immediato la brioche all’albicocca. Ricordi fruttati di pesca, di mela. Il sale rende fresca e succosa la beva. Solo che – ma è una mia impressione - il tutto l’avrei sperato più legato, più coeso. Per me 8, in media 8,23.
Champagne Brut Les Vignes de Vrigny Egly-Ouriet
Da vigne di pinot meunier “situées sur le Terroir de Vrigny”. Nonostante sia stato degorgiato a luglio 2011 l’abbiamo trovato giovane e chiuso: il frutto ci ha messo a farsi largo, sotto tutti quegli odori d’armeria. Secchissimo e teso. Lasciategli tempo: 8,5 sulla fiducia, media 7,95.
Champagne Brut Blanc de Blancs  Le Charme d’Anaïs 2006 Xavier Leconte
Dice in controetichetta che è uno chardonnay floreale. Sbagliato: è “estremamente” floreale, ché ti sembra d’essere in un roseto a maggio. Poi sottobosco e cenni di tartufo. Elegantissimo, ha bolla cremosa e presenza sapida. Appaga e intriga. Un gioiellino: per me 9, in media 8,41.
Champagne Brut Barons de Rothschilds
Champagne “champagnoso”. Pur senza slanci passionali, ha tutto quello che classicamente – o forse è da dire didatticamente - t’aspetti da una bolla francese d’aperitivo: crosta di pane, croissant, albicocca, sottile vena minerale, nocciola. Per me è da 8, in media 7,36.
Champagne Brut Cuvée Les Meslaines 2006 Lamiable
Buona questa cuvée. Vaniglia (quella vera), brioche, fruttino goloso, polpa. Eppoi tracce iodate che pare di camminare in riva al mare. Freschezza scattante epperò anche una crema che ti riempie il palato. Per me è da 9,5, nella media ha avuto 8,77 e s’è piazzato secondo ex aequo.
Champagne Brut Pinot Meunier Vieilles Vignes 2006 Michel Loriot
In etichetta sta scritto, con evidente orgoglio, “vigneron indépendant de Champagne”. Di essere orgoglioso monsieur Loriot ne ha titolo, perché questa sua bolla è proprio buona. Vino polputo. Torta di pere, pasticceria di prima mattina. Per me è da 9, in media 8,18.
Champagne Brut Nature André Beaufort
In genere in una bolla cerco gran pulizia, eppure adoro lo stile un po’ “sporco” dei Beaufort. Floreale, pregno di ghiotto fruttino. Mineralità sottesa. Eppoi, pian piano, erbe officinali, macchia mediterranea, mare. Per me è da 10, media 7,91: i vini di gran carattere dividono.
Champagne Blanc de Blancs Extra Brut V.O. Jacques Selosse
V.O. sta per Version Originale, un vino “fedele alla sua origine”, chardonnay da tre Grand Cru in stile – dice l’etichetta – “dritto ed elegante”, epperbacco è proprio così. Frutto netto, beva scattante, aria marina, alta pasticceria. Stravincitore con 9,09 di media (per me 9,5).
Champagne Brut Nature Zero Tarlant
Altro vino per me adorabile, da bere avidamente. Salato e cremoso e fruttato. Brezza marina. Cuvéè classica, un terzo ciascuno di chardonnay, pinot noir e pinot meunier dalla Valle della Marne. Per conto mio, 10. Nella media ha ottenuto 8,77, al secondo posto ex aequo.
Champagne Cuvée Cornalyne Dom Caudron
La confettura di limoni, eccola l’impressione prevalente. Citrino, salatino, ha una tessitura fitta e una beva slanciata. Il sorso appaga e ti vien voglia di replicarlo all’istante. Mi pare sia pinot meunier. Io gli ho attributo 9 decimi, in media ha avuto 8,73, terzo per un’incollatura.
Champagne Extra Brut Francis Boulard
Dal Grand Cru di Mailly-Champagne, ha un quid di chardonnay aggiunto al pinot noir. Ha personalità debordante e materia, frutto grasso, e vena salata. Eppure anche stavolta, come ai precedenti assaggi, non m’ha del tutto appagato. In ogni caso, per me 8, in media 8,23.
Champagne Brut Cuvée Tradition H. Billiot Fils
La sorpresa: assemblaggio di pinot nero e chardonnay di Ambonnay, è venuto per ultimo, dopo i colossi, ed è piaciuto il carattere gioviale. Ha la torta di pere e il pane appena tolto dal forno. Un vino gastronomico. Per me 8,5, esattamente come la media del gruppo.

10 commenti:

  • Zakk says:
    17 agosto 2013 alle ore 14:40

    Ho ottimi ricordi di Loriot, Lamiable eTarlant, ma vedo che sia o in sintonia con i gusti sulle bolle franzose per cui cercherò qualche altro champagne che non conoscevo.
    Assaggiati in cieca?

  • Angelo Peretti says:
    17 agosto 2013 alle ore 14:57

    No, niente cieca: ritengo più importante che il gruppo sia ampio e composto sia da gente esperta che da gente alle prime armi. Se la valutazione la si fa in base alla piacevolezza personale, tutto il resto passa in secondo piano.

  • Zakk says:
    17 agosto 2013 alle ore 21:28

    No dai, la cieca può prescindere dal gusto personale.
    E poi il gusto personale c'è anche a bottiglia scoperta, in più c'è l'influenza dell'etichetta anche solo inconsciamente e anche sul degustatore più navigato.

  • Angelo Peretti says:
    18 agosto 2013 alle ore 09:44

    Dipende. Nel caso di una degustazione comparativa e seriale, ritengo non ci sia metodo migliore della degustazione alla cieca. Per esempio, chiedo di assaggiare alla cieca se ho davanti, che so, sessanta Valpolicella della stessa annata, da assaggiare in sequenza e in tempi relativamente contenuti (un minuti a campione? due minuti?). Ma anche in questo caso, per consentire una discreta oggettività (ma per me l'assaggio è sempre soggettivo) occorrono alcuni altri requisiti: ad esempio, che sia trascorso un tempo ragionevolmente lungo dall'imbottigliamento, perché altrimenti alcuni vini di grande personalità rischierebbero di essere sottovalutati in quanto ancora chiusi a motivo di un affinamento troppo breve. Le degustazioni che organizzo io - vedi questa dello Champagne - rispondono invece a criteri molto diversi: si beve a tavola, con la tavola imbandita, con i vini che stanno nel bicchiere mezz'ora e anche di più, se serve, provandoli e riprovandoli, lasciando che si scaldino e si aprano, confrontando le impressioni date dal vino appena versato e tastato senza cibo con le impressioni che lo stesso vino offre nel corso di successivi riassali, col cibo e senza cibo. Oh, quante sorprese capita di scoprire così! Per esempio, certi vini che sembrano perfetti appena stappati, perché costruiti enologicamente, crollano miseramente dopo un quarto d'ora, dopo mezz'ora, mentre altri che parevano compressi e ostili si aprono in un ventaglio di aromi. E in più conta il parere di tutti: dell'esperto, del tecnico, dell'appassionato, e del compagno casuale di bevuta, che non ha esperienza, ma si lascia guidare dal solo gusto personale, riportando tutto il gruppo al significato essenziale dell'assaggio: mi piace, non mi piace.

  • Unknown says:
    19 agosto 2013 alle ore 08:44

    Bella bevuta, sono un po' invidioso...
    Peccato non abbiate degustato la Closerie di Prevost, sarei stato curioso di avere un giudizio...è il mio preferito...
    A presto

  • Vittorio says:
    20 agosto 2013 alle ore 09:27

    Non l'avevo ancora visto questo! Più tardi lo leggo con calma.

  • Vittorio says:
    23 agosto 2013 alle ore 10:30

    Letto tutto, belle annotazioni, mi trovo sostanzialmente d'accordo a parte Beaufort, questi aromi erbacei non mi conquistano, c'è da riconoscergli comunque carattere.

  • Il Duca says:
    29 agosto 2013 alle ore 11:46

    Bella selezione di champagnes complimenti. Nello specifico posso dire che ho beccato ultimamente tre bottiglie tre di Beaufort brut nature completamente ridotte e quindi imbevibili.
    Mario B.



  • Angelo Peretti says:
    29 agosto 2013 alle ore 12:05

    @Il Duca. cavolo! Brutta storia. Hai provato a scaraffare il vino e a fargli prendere temperatura, come fosse un pinot nero "in rosso", anziché uno Champagne? In genere gli Champagne più complessi a mio avviso non vanno bevuti freddi, e occorre attenderli nel bicchiere.

  • Il Duca says:
    29 agosto 2013 alle ore 13:09

    Caro Angelo ho loro riservato tutte queste cure, atteso nel bicchiere, invano. Me ne restano tre, vedremo. Viceversa ricordo uno splendido 2004 Ambonnay grand cru di Beaufort.

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